Accuse di blackface per la produzione zeffirelliana dell'opera di Verdi andata in scena a Verona. La soprano afroamericana Angel Blu annuncia il forfait dalla Traviata. La replica della Fondazione: "Nessun intento offensivo"
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Una cantante lirica bianca col volto dipinto di nero. Il trucco di scena per l’Aida interpretata da Anna Netrebko all’Arena di Verona scatena polemiche già vissute nella città scaligera tre anni fa, per un’altra rappresentazione della stessa opera di Giuseppe Verdi. Stavolta, dopo una prima in cui il fatto era passato apparentemente inosservato, a protestare è una collega di Anna Netrebko, la soprano afroamericana Angel Blue, che avrebbe dovuto cantare all’Arena nella Traviata, e che invece ha annunciato la sua rinuncia.
La rinuncia di Angel Blue
“Cari amici e amanti dell'opera, sono giunta alla dolorosa conclusione che non canterò Traviata all'Arena di Verona come previsto”, ha scritto la cantante lirica che avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Violetta nell’altra opera di Verdi il 22 e il 30 luglio. “Come molti sapranno, l'Arena di Verona ha recentemente deciso di utilizzare il blackface in una recente produzione di Aida. Vorrei essere chiara: l'uso del blackface in qualsiasi circostanza, artistica o altro, è una pratica profondamente fuorviante basata su tradizioni teatrali arcaiche che non hanno posto nella società moderna”.
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LA POLEMICA
La polemica verte sull’usanza di dipingere di nero attori bianchi, particolarmente in uso in un’epoca in cui sui palchi e sui set non c’era spazio per attori neri e in cui negli Stati Uniti esistevano spettacoli appositi con attori bianchi che interpretavano caricature offensive dei neri (i Minstrel Show). Per questa ragione, secondo alcuni (specialmente nella comunità afroamericana) sarebbe da evitare l’utilizzo di questo trucco di scena anche con finalità che non siano offensive, mentre altri sostengono che si tratti di semplici espedienti scenici del tutto leciti. Tra questi ultimi, certamente, rientra Anna Netrebko, cantante russa nei mesi scorsi al centro delle polemiche per la sua presunta vicinanza a Vladimir Putin, che tempo fa aveva ribadito: “La mia Aida non sarà mai bianca”.
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LA REPLICA DI FONDAZIONE ARENA
La Fondazione Arena ha replicato alle polemiche spiegando che la produzione zeffirelliana di Aida non è recente ma è stata portata in scena per la prima volta a Verona nel 2002, 20 anni fa, mentre questa produzione nello specifico è stata annunciata nel settembre del 2021. L'accordo con Angel Blue e l'agenzia che la rappresenta, prosegue la Fondazione, "risale a quasi un anno fa". "La prima di Aida - sottolinea ancora - ha avuto luogo il 18 giugno. Pertanto le caratteristiche di questa produzione erano ben note quando Angel Blue si è impegnata consapevolmente a cantare all'Arena di Verona". Sulla questione blackface, la Fondazione puntualizza: "Non abbiamo alcun motivo, né alcuna volontà di offendere e disturbare la sensibilità di alcuno. Raggiungiamo con vive emozioni persone provenienti da diversi Paesi, da contesti religiosi differenti, ma per noi tutte le persone sono uguali". Inoltre "tutti i Paesi hanno radici diverse e la loro struttura culturale e sociale si è sviluppata attraverso percorsi storico-culturali differenti. Sullo stesso argomento la sensibilità e l'approccio possono essere molto diversi nei diversi angoli del mondo; spesso si arriva ad una idea condivisa solo dopo anni di dialogo e comprensione reciproca". Infine un appello alla cantante americana: "Angel, noi e il pubblico areniano ti aspettiamo fiduciosi, sarà l’occasione di dialogare in modo costruttivo e concreto partendo proprio dalle tue riflessioni. Il mondo digitale non crea la stessa empatia che solo il contatto diretto riesce a determinare: proprio come in Teatro. Le contrapposizioni, i giudizi, le categorizzazioni, la mancanza di dialogo non fanno altro che alimentare una cultura del conflitto che noi rifiutiamo totalmente. Ed auspichiamo che tutti lavorino per non alimentare divisioni".
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IL PRECEDENTE
Non è la prima volta che il volto nero dell’Aida causa polemiche all’Arena. Nel 2019, l’artista americana Tamara Wilson aveva raccontato di “essere stata costretta” a scurirsi la pelle per interpretare la regina etiope fatta schiava dagli egizi. In quell’occasione, si arrivò prima a una mediazione che portò a una seconda recita in cui Wilson salì sul palco con un trucco più tenue, per poi dare definitivamente forfait alla terza, venendo sostituita da un’altra cantante.