Depp-Heard, la giuria tornerà a riunirsi martedì prossimo

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Il processo tra Johnny Depp-Amber Heard si avvia alle battute finali con gli avvocati delle rispettive parti che hanno pronunciato le loro arringhe conclusive. La sentenza arriverà la prossima settimana

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La giuria del processo che oppone Johnny Depp all'ex moglie Amber Heard è rimasta ieri  un paio di ore in camera di consiglio prima di aggiornare i lavori al prossimo martedì, dopo il lungo ponte del Memorial Day.. E' stata questa la decisione presa dalla giudice Penney Azcarate che ha congedato per il fine settimana la giuria,  Le battute finali della guerra legale tra gli ex coniugi Johnny Depp e Amber Heard si è svolta ieri con le arringhe conclusive dei rispettivi avvocati. Non un santo, ma nemmeno un violento. Così Ben Chew, avvocato di Johnny Depp, nell’arringa conclusiva del processo ha descritto il suo cliente con cui il divo di Hollywood ha citato a giudizio per diffamazione l’ex moglie Amber Heard chiedendole 50 milioni di dollari per i danni subiti dalla sua carriera a seguito della pubblicazione di un editoriale sul Washington Post in cui la stessa Heard si definiva “personaggio pubblico in rappresentanza delle donne vittime di violenza”.

Depp crede nel #MeToo

A scanso di equivoci, Chew ha spiegato che Depp crede nel movimento #MeToo quando difende "le vere sopravvissute agli abusi", ma Amber non è "una vera vittima" e Johnny "non è uno che commette abusi". La dimostrazione di questo, secondo Chew, sta nel fatto che "nessuna donna, prima di Amber Heard, ha mai affermato che Depp ha alzato un dito contro di lei nei 58 anni della sua vita". E ha aggiunto che, pur avendo sofferto da piccolo per mano di sua madre, l'attore l'ha aiutata e assistita fino a che questa non è morta.

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"L'ARTICOLO SI RIFERIVA CERTAMENTE A DEPP"

Per quanto riguarda la pietra del contendere, il già citato articolo del Washington Post firmato da Amber Heard, per Chew non ci sono dubbi che si riferisca a Depp sebbene il suo nome non venga mai menzionato esplicitamente. Nel corso del processo, un responsabile della Aclu, l'associazione per i diritti civili che aveva assistito la Heard nella stesura dell'articolo, "ha testimoniato che il nome di Depp c'era e che fu tolto in extremis prima della pubblicazione", ha detto l'avvocato. Chew ha chiuso l'argomentazione finale affermando che Johnny non vuole soldi, né vuole punire l'ex moglie, ma vuole "essere liberato dalla prigione dove ha vissuto per gli ultimi sei anni".

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"IN GIOCO IL NOME E LA VITA DI DEPP"

Camila Vasquez, altro legale dell’attore, ha aggiunto che "Il buon nome" di Depp e la sua stessa "vita" sono in gioco nel verdetto della giuria: "C'è una persona che ha commesso abusi in quest'aula – ha incalzato l’avvocata - ma non è Depp. E c'è una vittima di violenza domestica, ma non è Heard", ha detto l'avvocatessa notando che oggi ricorrono sei anni da quando, il 27 maggio 2016, Amber ha "falsamente accusato" Johnny chiedendo nel 2016 in tribunale un ordine che impedisse a lui di avvicinarla.

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GLI AVVOCATI DI HEARD: "SE DATE RAGIONE A LUI SIETE COMPLICI"

La replica degli avvocati di Amber Heard è stata dura: "Se date ragione a Johnny Depp diventate complici della sua violenza”, ha detto Ben Rottenborn rivolgendosi alla giuria popolare che proprio oggi, 27 maggio, si è riunita a Fairfax, in Virginia, per prendere la decisione sulla sentenza finale. Secondo Rottenborn, le affermazioni di Depp che lui non è un violento "mandano un messaggio a tutte le vittime di violenza domestica in tutto il mondo".

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"L'ARTICOLO È UN DIRITTO COSTITUZIONALE DI HEARD"

Sull’articolo pubblicato sul Washington Post, Rottenborn ha aggiunto che Amber Heard aveva il diritto protetto dal Primo Emendamento di discutere pubblicamente la sua vita. Le parole dell’editoriale con cui ha dichiarato di essere "una persona pubblica vittima di violenza domestica", erano vere e la Costituzione protegge il diritto di Amber di usarle, ha aggiunto l’avvocato appellandosi ancora ai giurati: "Non potete proteggere il Primo Emendamento e trovarlo a favore di Johnny Depp". L'avvocato ha poi sostenuto che se Johnny ha usato violenza contro Amber "anche una sola volta", l'attrice ha vinto: "E non parliamo solo di abuso fisico, ma anche di violenze emotive, psicologiche, finanziarie e sessuali".

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I CRITERI ALLA BASE DEL VERDETTO DELLA GIURIA

Perché Johnny Depp vinca la causa contro l'ex moglie Amber Heard i giurati del processo in dirittura di arrivo a Fairfax in Virginia devono concordare che l'attrice agì con la consapevolezza che affermava il falso o con disprezzo della verità. A sua volta, per raggiungere un verdetto favorevole a Amber la giuria deve determinare che le dichiarazioni di Adam Waldman, l'avvocato di Johnny, furono fatte con malizia come agente di Depp. La giudice Penney Azcarate ha chiesto ai sette uomini e donne da oggi in camera di consiglio di leggere l'articolo di Amber sul Washingon Post al centro della causa di Johnny nella sua interezza, senza fermarsi su "una singola parola, frase o immagine". A causa della delicatezza del caso l'identità dei giurati resterà segreta per un anno, ha stabilito la giudice. Oggi all'arrivo in corte Johnny Depp è stato accolto da cordoni di fan in delirio che si sbracciavano a salutarlo e a mandargli baci.

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