Scioglimento dei ghiacciai: con +2 gradi resteranno solo Himalaya e Poli
ScienzePer impedire che ciò accada è necessario contenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5 gradi fino alla fine del secolo. È questo il contenuto dell’appello che 40 esperti della criosfera hanno rivolto ai governi in occasione di Cop25
A Madrid, dove le negoziazioni alla Conferenza mondiale sul clima (Cop25) si stanno avviando alla fine, 40 esperti della criosfera si sono rivolti ai governi e hanno spiegato l’importanza di contenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5 gradi fino alla fine del secolo. Un aumento di soli 2 gradi, infatti, causerebbe la scomparsa dei ghiacciai di tutto il mondo, risparmiando solo l’Himalaya e i Poli. A ciò si aggiunge la perdita di neve, che danneggerebbe l’approvvigionamento idrico. Gli esperti hanno definito un “guardrail” per il pianeta il limite di +1,5 di aumento medio della temperatura globale rispetto a quella preindustriale. Le temperature più elevate, infatti, sono associate a rischi e impatti a lungo termine per la criosfera. L’appello degli scienziati è il risultato del rapporto “Cryosphere 1.5 degree” che combina le conclusioni delle ultime ricerche con quanto emerge da due rapporti speciali dell’Ipcc (il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico): quello del 2018 sul riscaldamento globale e quello del 2019 sull’impatto del cambiamento climatico sugli oceani e la criosfera.
Le conseguenze del cambiamento climatico
La pubblicazione del rapporto anticipa quella del prossimo Rapporto di Valutazione completo dell’Ipcc, prevista per il 2021, ed è mirata a preparare i governi alla Cop26 di Glasgow, organizzata da Italia e Regno Unito, durante la quale i Paesi dovranno presentare i loro nuovi “Contributi Nazionali Determinati” (Ndc), cioè gli obiettivi e gli interventi che ogni nazione metterà in atto per contenere il riscaldamento globale. L’appello si è reso necessario a causa degli effetti sull’ambiente del cambiamento climatico, tra cui l’aumento delle emissioni di carbonio del permafrost dovuta a eventi di “brusco disgelo” e una ingente riduzione della calotta di ghiaccio marino artico. Le conseguenze del riscaldamento globale sono sempre più tangibili e sotto gli occhi di tutti: ne sono un esempio le temperature insolitamente elevate dello scorso novembre, che, come certificato dai dati registrati dal Copernicus Climate Change Service dell’Unione Europea, è stato il più caldo da quando è possibile registrare le temperature.