I rivelatori Ligo e Virgo ritornano a ‘caccia’ di onde gravitazionali

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Dopo una lunga pausa tecnica, le due macchine sono ritornate in attività. Gli esperti prevedono di individuare almeno un segnale proveniente dalla fusione di due buchi neri ogni settimana 

Riparte la ‘caccia’ alle onde gravitazionali: sono stati da poco riaccesi i rivelatori Ligo, della National Science Foundation, e Virgo, dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo (Ego), al quale l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Virgo è stato riacceso a Cascina, un comune in provincia di Pisa, mentre le due macchine che compongono Ligo sono state attivate in Louisiana e nello Stato di Washington. Lavorando assieme, i rilevatori consentiranno di individuare con maggior precisione il punto dal quale provengono i segnali individuati.

Il potenziamento dei due rivelatori

Durante la lunga pausa tecnica, le due macchine sono state rese più potenti ed efficienti: ora possono scrutare il cielo a una distanza doppia e a un volume otto volte maggiore rispetto al 2018. A rivelarlo è Viviana Fafone, professoressa di fisica presso l’Università di Roma Tor Vergata e responsabile nazionale per l’Infn della collaborazione Virgo. La docente spiega che la maggiore potenza dei due rivelatori potrebbe consentire di osservare un numero maggiore di sorgenti. Rispetto al precedente periodo di attività di Virgo e Ligo, gli esperti prevedono una quantità più elevata di eventi. Eccezion fatta per le pause tecniche, indispensabili per la manutenzione, le due macchine resteranno sempre attive.

Gli obiettivi degli esperti

La professoressa Fafone ha aggiunto che gli esperti prevedono di individuare almeno un segnale proveniente dalla fusioni di due buchi neri ogni settimana. Attesi anche altri segnali provenienti dalla fusione di stelle di neutroni. La speranza dei fisici è che i due rivelatori possano anche aiutare a scoprire qualcosa di nuovo. "Per esempio, poter osservare coppie formate da un buco nero e da una stella di neutroni significherebbe avere un segnale più pulito per studiare meglio la composizione interna delle seconde", spiega Viviana Fafone. L’esperta rivela che uno degli obiettivi principali è osservare nuovamente le supernovae per comprendere come esplode una stella. I fisici sperano anche di riuscire ad ascoltare l’eco di una pulsar, ovvero una stella di neutroni che ruota a una velocità elevata ed emette impulsi radio.

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