In arrivo nuova forte tempesta geomagnetica sulla Terra: quali sono i rischi

Scienze

Dopo quelle emerse dal Sole nei giorni scorsi, si prevede l'arrivo oggi di un'altra espulsione di massa coronale o Cme, cioè un'espulsione di materia sotto forma di plasma, che dovrebbe colpire la Terra e che potrebbe portare la tempesta a intensificarsi nuovamente fino al livello G3, causando effetti sulle infrastrutture tecnologiche come brevi interruzioni nei sistemi satellitari e nel funzionamento del GPS

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Due espulsioni di massa coronale (CME) sono emerse dal Sole il 7 e il 9 novembre e si prevede che raggiungeranno la Terra entro oggi causando una tempesta geomagnetica minore (G1) e una tempesta moderata (G2). Questo secondo quanto riportato dallo Space Weather Prediction Center della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) americana. Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale all'Università di Trieste. sottolinea che, nonostante l'attuale ciclo solare abbia ormai superato il picco, tale elevata attività non deve stupire. "Anche durante la fase di declino - afferma l’esperto - il Sole può comunque mostrare un'attività molto intensa". L'annuncio del raggiungimento del picco da parte di Nasa, Noaa e Gruppo internazionale di Previsione del Ciclo Solare è stato dato a ottobre dello scorso anno. L'attuale ciclo è iniziato nel 2019 e dovrebbe esaurirsi tra 5-6 anni.  

Le espulsioni di massa coronale 

Le espulsioni di massa coronale (CME) sono grandi espulsioni di plasma e campo magnetico dalla corona solare. Possono espellere miliardi di tonnellate di materiale coronale e trasportare un campo magnetico incorporato (congelato in flusso) più intenso del campo magnetico interplanetario (IMF) del vento solare di fondo. Le CME si allontanano dal Sole a velocità che vanno da meno di 250 chilometri al secondo (km/s) a quasi 3000 km/s. Le CME più veloci dirette verso la Terra possono raggiungere il nostro pianeta in appena 15-18 ore. Le CME più ente possono impiegare diversi giorni per arrivare. Si espandono di dimensioni mentre si propagano lontano dal Sole e le CME più grandi possono raggiungere dimensioni pari a quasi un quarto dello spazio tra la Terra e il Sole quando raggiungono il nostro pianeta.

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I rischi

Nel caso di specie delle due CME emerse nei giorni scorsi potrebbero portare, una volta giunte alla Terra, effetti moderati sulle infrastrutture tecnologiche come brevi interruzioni nei sistemi satellitari e nel funzionamento del GPS; diminuzione della qualità delle comunicazioni radio; fluttuazioni di tensione nelle reti elettriche; malfunzionamenti negli strumenti di navigazione. La NOAA ha poi annunciato anche l'individuazione di un brillantamento solare (flare) di classe X 1.2 alle 09:19 UTC di oggi, prodotto dalla regione attiva 4274, ed emerso esattamente 26 ore dopo che la stessa regione ne aveva prodotto un altro di classe X1.7. Un brillantamento solare è un'eruzione di energia che potrebbe generare a sua volta disturbi alle comunicazioni radio in particolare.

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