Gli scienziati hanno scoperto una variante di MUC19, uno dei 22 geni dei mammiferi che producono le mucine, le proteine del muco che contribuiscono a proteggere i tessuti dagli agenti patogeni. Gli essere umani potrebbero avere ereditato questo frammento di Dna dall'uomo di Denisova, una specie di ominidi estinta
Gli antichi esseri umani che riuscirono a sopravvivere nel viaggio per centinaia di chilometri di ghiaccio attraverso lo stretto di Bering fino alle Americhe devono la loro resistenza a un frammento di Dna ereditato dall'uomo di Denisova, una specie di ominidi estinta. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati dell'Università del Colorado Boulder. Il team, guidato da Fernando Villanea e David Peede, ha analizzato i genomi di esseri umani provenienti da tutto il mondo, concentrandosi sul gene MUC19, che svolge un ruolo importante nel sistema immunitario.
Un livello di resilienza sorprendente
Gli scienziati hanno scoperto che le persone di origini indigene americane erano associate a una probabilità maggiore rispetto ad altre popolazioni di essere portatori di una variante di questo gene ereditata dai Denisovani. Questi tratti, secondo gli studiosi, potrebbe aver aiutato gli esseri umani a sopravvivere negli ecosistemi completamente nuovi del Nord e del Sud America, dopo aver compiuto la migrazione attraverso lo stretto di Bering. "In termini di evoluzione - afferma Villanea - questi cambiamenti furono un balzo avanti incredibile. Gli esseri umani mostrarono un livello di adattamento e resilienza semplicemente sorprendente".
Il gene MUC19
Stando a quanto emerge dall'indagine, tale impresa fu possibile grazie all'eredità dell'uomo di Denisova, antichi ominidi estinti da decine di migliaia di anni. Identificata per la prima volta 15 anni fa, questa specie era caratterizzata da sopracciglia prominenti e una spiccata capacità di adattamento. MUC19, spiegano gli esperti, è uno dei 22 geni dei mammiferi che producono le mucine, le proteine del muco che contribuiscono a proteggere i tessuti dagli agenti patogeni. I Denisoviani erano portatori di una variante specifica del gene MUC19, con una serie unica di mutazioni. I risultati evidenziano che una persona su tre di origine messicana è portatrice di una copia della variante denisoviana del gene MUC19. Al contempo, in Europa solo l'un per cento della popolazione presenta la stessa mutazione.
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La potenza dell'evoluzione
Sorprendentemente, gli scienziati hanno scoperto che tale variante sembra circondata dal Dna di origine neanderthaliana. "La nostra ipotesi - spiegano gli autori – è che i Denisoviani si incrociarono con i Neanderthal prima dell'attraversamento dello stretto di Bering, trasmettendo il gene MUC19 dei Denisoviani alla loro prole. Quando poi i Neanderthal si incrociarono con gli umani, la mutazione si diffuse anche nelle nuove specie. Non sappiamo ancora perché la variante denisoviana sia diventata così comune in Nord e Sud America, ma non in altre parti del mondo". "Il nostro lavoro - conclude Villanea - rappresenta una testimonianza della potenza dell'evoluzione umana. Ciò che hanno fatto le popolazioni indigene americane è stato davvero incredibile".