In un recente articolo pubblicato su PNAS, gli esperti precisano che aveva sviluppato anticorpi neutralizzanti contro il Covid-19, segno che questi animali potrebbero avere un sistema immunitario capace di fronteggiare Sars-CoV-2
Lo scorso maggio, l'Istituto di ricerca e tecnologia agroalimentare (Irta) ha segnalato il caso del primo gatto risultato positivo al coronavirus in Spagna. Si chiamava Negrito ed era stato contagiato dai membri della famiglia in cui viveva (con un caso di decesso con coronavirus), insieme con il felino Whisky. I proprietari dell’animale, proprio in quel periodo, lo avevano portato dal veterinario perché presentava evidenti difficoltà respiratorie. Sintomo che sembrava essere riconducibile all’infezione da Sars-CoV-2. Presso la clinica veterinaria gli era stata diagnosticata una cardiomiopatia ipertrofica. A causa della condizione terminale in cui versava, gli esperti della clinica avevano deciso di eseguire l’eutanasia. L'autopsia, eseguita presso un laboratorio specializzato di Irta, ha confermato la diagnosi del veterinario. Negrito soffriva di cardiomiopatia ipertrofica felina e non presentava altre lesioni o sintomi compatibili con un'infezione da coronavirus, anche se il tampone ha confermato la presenza di Sars-CoV-2 con una bassa carica virale.
Il caso di Negrito nel dettaglio
Il caso di Negrito ha attirato fin da subito l’interesse dei ricercatori del Paese che hanno deciso di approfondire le cause della sua condizione.
In un recente articolo pubblicato sulla rivista specializzata Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), gli esperti dell'Istituto di ricerca e tecnologia agroalimentare (Irta) dell'Università autonoma di Barcellona e dell'Istituto spagnolo di ricerca sull'Aids (IrsiCaixa) precisano che da successivi test effettuati dall’Istituto di ricerca sull'AIDS (IrsiCaixa) è emerso che Negrito, proprio come Whisky, l'altro gatto di casa, aveva sviluppato anticorpi neutralizzanti contro il coronavirus, segno che questi animali potrebbero avere un sistema immunitario capace di fronteggiare il nuovo coronavirus.
"In entrambi i casi abbiamo rilevato anticorpi neutralizzanti, ovvero che hanno la capacità di legarsi al virus e bloccarlo", ha spiegato Julià Blanco, ricercatrice di IrsiCaixa. “Questo è importante perché ci mostra che il sistema immunitario dei gatti può essere in grado di affrontare Sars-CoV-2 e di proteggerli dallo sviluppo dei sintomi”.
Le analisi genetiche, condotte su Negrito, hanno dimostrato che il virus è identico al 99,9% a quello del padrone deceduto con coronavirus.
Non ci sono prove di trasmissione del virus dai gatti agli umani
Questo risultato suggerisce che Negrito sia stato contagiato dagli umani con cui viveva e non da altri gatti. Considerato l'elevato numero di pazienti colpiti da Covid -19 nel mondo e l'esiguo numero di casi registrato fra gli animali, gli esperti sottolineano che "gli animali domestici giocano un ruolo trascurabile nell'epidemia e i gatti, in particolare, vengono infettati in maniera residuale e non ci sono prove di trasmissione del virus agli umani”. “Questo è un caso di zoonosi inversa, in cui i gatti sono vittime collaterali senza che il virus causi loro dei problemi di salute”, ha precisato la ricercatrice Júlia Vergara-Alert dell'Irta.