
La sonda dell’Agenzia Spaziale Europea e Nasa ha rivelato la presenza di innumerevoli eruzioni sulla superficie della stella, mai osservate prima. Tra gli strumenti che hanno permesso di immortalare le scene, tre sono italiani. LA FOTOGALLERY

La sonda Solar Orbiter dell’Agenzia Spaziale Europea e della Nasa ha cominciato ad inviare delle foto dell’oggetto della sua missione: il Sole. I primi scatti hanno rivelato la presenza di innumerevoli piccole eruzioni che ricordano dei falò e che finora non erano mai state osservate (credit foto: Esa)
Il Sole visto da distanza record: le immagini della Solar Orbiter Esa
I responsabili della missione ancora non sanno se le piccole eruzioni, soprannominate ‘campfires’ (fuochi da bivacco), siano o meno legate a quelle più grandi viste finora ma, in ogni caso, potrebbero influenzare la temperatura della parte più esterna del Sole, la corona (credit foto: Esa)
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Le immagini sono state catturate dallo strumento EUI (Extreme Ultraviolet Imager) a una distanza di 77 milioni di chilometri, circa la metà di quella che separa la Terra dal Sole (credit foto: Esa)

La sonda sta utilizzando simultaneamente dieci strumenti, che servono a misurare diversi aspetti della superficie del Sole (credit foto: Esa)

Questo tipo di strumentazione, che osserva simultaneamente il Sole, permette di cogliere dettagli invisibili agli strumenti finora puntati sulla stella del nostro sistema (credit foto: Esa)

Tre di questi strumenti sono stati realizzati dalla Agenzia Spaziale Italiana (Asi) in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrosifica (Inaf), Thales Alenia Space (Thales-Leonardo), Università di Firenze e di Genova (credit foto: Esa)

"Abbiamo al momento solo le prime immagini e già possiamo osservare nuovi fenomeni interessanti", ha detto il responsabile scientifico della missione, Daniel Müller (credit foto: Esa)
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Dei dieci strumenti, quattro controllano l'ambiente che circonda la sonda, esposta a temperature altissime (credit foto: Esa)
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Questo tipo di missione è stata possibile solo grazie a uno speciale scudo in grado di resistere a temperature fino a 500 gradi (credit foto: Esa)

Lo scudo è rivestito di polvere nera a base di fosfato di calcio, un materiale simile ai pigmenti usati decine di migliaia di anni fa nelle pitture rupestri (credit foto: Esa)

Le foto scattate in questi giorni, secondo l’Esa, rivelano l’enorme potenziale di Solar Orbiter, che ha appena terminato la fase iniziale di verifiche tecniche (credit foto: Esa)

La missione Solar Orbiter è infatti considerata unica nel suo genere, in quanto nessun’altra sonda spaziale ha mai acquisito immagini della superficie del Sole da una distanza così ravvicinata (credit foto: Esa)

David Berghmans del Reale Osservatorio del Belgio (ROB), che fa parte del team di esperti dell’Esa, ha spiegato che: "Il Sole potrebbe sembrare tranquillo, ma quando guardiamo in dettaglio possiamo vedere quei bagliori in miniatura ovunque" (credit foto: Esa)

La sonda ha fotografato anche la corona solare, lo strato più esterno dell'atmosfera del Sole che si estende per milioni di chilometri nello spazio aperto (credit foto: Esa)
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La sua temperatura è di oltre un milione di gradi Celsius, molto più calda della superficie del Sole (credit foto: Esa)
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