Uno studio svela i ‘segreti’ del Dna del temibile rospo delle canne
ScienzeI ricercatori sono riusciti a individuare oltre il 90% dei geni dell’anfibio. La scoperta potrebbe essere utile per comprendere come controllare la crescita di questa specie invasiva
Tra le varie specie invasive esistenti sulla Terra, il rospo delle canne (noto anche come Rhinella marina) è una delle più insidiose. Originario dell’America del Sud, fu portato in Australia nel 1935 nella speranza che la sua presenza potesse in qualche modo limitare la diffusione degli scarafaggi che infestavano le canne da zucchero. Il tentativo si rivelò infruttuoso e i 300 anfibi importati iniziarono a crescere di numero molto rapidamente, diventato a loro volta un grosso problema. L’habitat australiano consente ai rospi delle canne di proliferare e, con il passare degli anni, la loro popolazione è aumentata fino a raggiungere un numero di esemplari di gran lunga superiore ai due milioni. Il loro impatto sulla fauna locale è stato notevole, anche a causa del veleno che sono in grado di produrre, letale persino per i predatori più pericolosi come coccodrilli e serpenti.
Una specie in grado di adattarsi a vari habitat
Di recente, un team internazionale di ricercatori è riuscito a mappare il Dna del rospo delle canne e spera che questa scoperta possa servire a trovare un modo per limitarne notevolmente la crescita. Studiando il genoma dell’anfibio, gli scienziati sono convinti di riuscire a trovare degli indizi che permetteranno di comprendere meglio la sua evoluzione.
Durante lo studio, il team è riuscito a individuare più del 90% dei geni della specie. Analizzandoli potrebbe essere possibile comprendere quali sono le caratteristiche che permettono ai rospi delle canne di adattarsi a vari tipi di habitat. Questi anfibi sono presenti, infatti, in oltre 130 paesi del mondo.
Un possibile metodo per limitare la crescita della popolazione
Il professor Peter White dell’Università del Nuovo Galles del Sud dichiara che la ricerca ha consentito di scoprire tre nuovi virus presenti nel Dna dei rospi delle canne. Il docente crede che potrebbero essere usati per controllare la proliferazione incontrollata degli anfibi. Utilizzando dei metodi simili è stato possibile ridurre la crescita delle popolazioni di conigli e i ricercatori sperano che anche in questo caso si possa ottenere un risultato efficace. Prima di utilizzare i virus è però necessario capire se potrebbero avere un impatto negativo anche su altre specie.
“C’è ancora tantissimo lavoro da fare”, dichiara il professor White. “Tuttavia, questa ricerca rappresenta il primo passo nel tentativo di trovare un metodo efficace per controllare la diffusione del rospo delle canne”.
Lo studio, a cui hanno lavorato scienziati provenienti dall’Australia, dal Portogallo e dal Brasile, è stato pubblicato sulla rivista GigaScience Journal.