L’azienda aerospaziale del magnate Elon Musk ha pubblicato su YouTube un filmato che mostra alcuni dei lanci falliti del Falcon 9, il vettore “riciclabile”, spiegandone i motivi tecnici ma anche ironizzando sugli inevitabili contrattempi della sperimentazione
Razzi che esplodono in aria, che precipitano nell’oceano o che non riescono nemmeno a decollare. Sono le immagini del video pubblicato su YouTube da SpaceX, l'azienda aerospaziale privata del magnate Elon Musk, che con una notevole autoironia mostra agli utenti tutti i problemi occorsi durante i tentativi di lancio del Falcon 9.
Il Falcon 9, il razzo riciclabile
Il video si intitola How Not to Land an Orbital Rocket Booster, ovvero "Come non far atterrare un razzo ausiliario orbitale": un titolo azzeccato, soprattutto se si considera che ciascun lancio costa circa 62 milioni di dollari. Il protagonista è il Falcon 9, il cosiddetto razzo riutilizzabile, che ha inaugurato l’era delle missioni spaziali a basso costo finalizzato a favorire il turismo spaziale: l’obiettivo è quello che il vettore sia in grado di riatterrare dopo aver compiuto la propria missione.
Il video
Prima del lieto fine, con le immagini dell’atteggio verticale dal razzo Falcon 9 riuscito nel dicembre del 2015, nel filmato si susseguono in ordine cronologico le clip dei lanci falliti dal settembre 2013 in avanti. Tuttavia, dei 41 lanci effettuati con il vettore riutilizzabile solo due si sono conclusi in modo catastrofico e, nel video, viene spiegato di volta in volta qual è stato il problema: un malfunzionamento del sensore del motore, l’esaurimento dell’ossigeno liquido, il cedimento delle gambe preposte per l’atterraggio.
L’ironia dei sottotitoli
L’ironia del video pubblicato da SpaceX sta soprattutto nei sottotitoli che accompagnano le immagini degli schianti, come "Beh, tecnicamente è atterrato… solo non tutto intero", oppure, di fronte al vettore andato in pezzi: “Il razzo sta bene? È solo un graffio”. E infine: “Guardate non è un’esplosione. È solo un rapido disassemblaggio non programmato”.
L’esplosione che non c’è
Salta all’occhio l’assenza del lancio fallito del settembre 2016, quando un’esplosione distrusse non solo il Falcon 9 ma anche il satellite Amos-6, di proprietà dell'israeliana Spacecom e finanziato da Facebook. L'Amos-6, del valore stimato tra i 200 e i 300 milioni di dollari, avrebbe dovuto trasmettere dallo spazio il segnale Internet verso alcune zone remote europee, africane e mediorientali.