Idrossiclorochina: cos'è e quali sono gli effetti collaterali

Salute e Benessere

Si tratta di un farmaco comunemente impiegato nel trattamento della malaria e di altre malattie, come l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso discoide e disseminato. Negli ultimi mesi, il suo utilizzo nei pazienti con Covid-19 ha diviso la comunità scientifica

Negli ultimi mesi, la possibilità di impiegare l’idrossiclorochina nel trattamento dei pazienti positivi al coronavirus Sars-CoV-2 (segui la DIRETTA di Sky TG24) ha diviso la comunità scientifica. Se da un lato non mancano alcuni studi a sostegno dell’efficacia del farmaco, soprattutto se assunto nelle fasi iniziali dell’infezione, dall’altro non manca chi ritiene questo principio attivo inutile o addirittura dannoso per chi è positivo al Covid-19. Tra i principali detrattore dell’ idrossiclorochina è possibile elencare l’Aifa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e gli autori di un articolo pubblicato sulla rivista specializzata The Lancet lo scorso maggio. Se gli ultimi due gruppi hanno rivisto la propria posizione nel corso delle ultime settimane, lo stesso non si può dire per l’Agenzia Italiana del Farmaco che, nonostante il ricorso al Tar minacciato da un comitato di 140 medici, persevera nel divieto all’utilizzo del farmaco al di fuori degli studi clinici.

Che cos’è l’idrossiclorochina?

 

L’idrossiclorochina è un farmaco comunemente impiegato nel trattamento della malaria e di altre malattie, come l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso discoide e disseminato. La prima è una patologia infiammatoria cronica autoimmune che colpisce le articolazioni. Il lupus eritematoso discoide e disseminato, invece, è una malattia del sistema immunitario caratterizzata da eruzione in rilievo della pelle sensibili al sole, localizzate soprattutto sul volto, sulle braccia, sul torace e sul dorso. Nei bambini, il medicinale può essere impiegato (assieme ad altri farmaci) anche per il trattamento dell’artrite idiopatica giovanile. Come sottolinea il gruppo farmaceutico Sanofi, l’idrossiclorochina è un farmaco che può essere dispensato esclusivamente su prescrizione medica e sotto stretto controllo medico, dato che può avere degli effetti collaterali gravi.

 

I possibili effetti collaterali dell’idrossiclorochina

 

Gli effetti collaterali più comuni legati all’assunzione di Plaquenil, il farmaco che contiene il principio attivo idrossiclorochina, sono la nausea e i dolori addominali. Colpiscono più di una persona su 10 ed è possibile risolverli in fretta riducendo la dose o interrompendo il trattamento (scelta che deve sempre e comunque essere presa assieme al proprio medico curante). Altri sintomi comuni (che colpiscono fino a una persona su 10) sono la perdita di appetito, l’instabilità dell’umore, il mal di testa, l’offuscamento della vista, diarrea e vomito, rash cutaneo e altri disturbi della pelle (come il prurito). Non mancano degli effetti indesiderati più rari come nervosismo, giramenti di testa, retinopatie, vertigini, fischi o ronzii nelle orecchie, perdita dei capelli, alterazioni della sensibilità e dei movimenti. Si verificano in circa una persona su 100. Altri effetti collaterali, dalla frequenza non quantificabile, sono: riduzione del numero di cellule del sangue (depressione midollare, anemia, anemia aplastica, agranulocitosi, leucopenia, trombocitopenia), distruzione dei globuli rossi, orticaria, angioedema, broncospasmo, ipoglicemia, porfiria, psicosi, tendenze suicide, irritabilità, movimenti involontari degli occhi, perdita dell’udito, convulsioni, atassia, maculopatie e degenerazioni maculari, disturbi del battito cardiaco, cardiomiopatie, insufficienza epatica fulminante, gravi reazioni bollose della pelle, danni ai muscoli, perdita di peso, stanchezza, psoriasi.

 

Il trattamento del coronavirus

 

Negli ultimi mesi, vari medici hanno utilizzato l’idrossiclorochina per trattare i pazienti affetti da coronavirus, ottenendo in alcuni casi dei risultati incoraggianti. Una recente ricerca, condotta dall’Henry Ford Health System e pubblicata sulla rivista specializzata International Journal of Infectious Diseases, indica che l’assunzione del Plaquenil prima dell’esordio della patologia può effettivamente essere utile per aumentare le probabilità di sopravvivenza. Il farmaco deve essere somministrato prima del ricovero in ospedale o in terapia intensiva, quando la compromissione delle vie respiratorie è già a uno stadio troppo avanzato. Dai risultati della ricerca emerge che solo il 13% dei pazienti trattati con la sola idrossiclorochina ha perso la vita, contro il 26% di quelli non trattati col farmaco. Inoltre, il primo gruppo non ha registrato alcuna complicazione cardiaca. L’Aifa, in una nota pubblicata il 29 maggio, ha sospeso l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina “per il trattamento dell’infezione da Sars-CoV-2, al di fuori degli studi clinici, sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare”, in attesa di ottenere prove più solide dagli studi clinici in corso in Italia e in altri Paesi. In tale occasione, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha però sottolineato che “non sussistono elementi concreti che possano modificare la valutazione del rapporto rischio/beneficio per le indicazioni già autorizzate per idrossiclorochina e clorochina (incluse artrite reumatoide in fase attiva e cronica, e lupus eritematoso discoide e disseminato). I pazienti con patologie reumatiche in trattamento possono pertanto proseguire la terapia secondo le indicazioni del medico curante”.

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