Giornata contro l'AIDS, in Italia stabili i casi di Hiv. Ma ancora troppe diagnosi tardive

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Nel 2024 il Centro operativo Aids dell'Istituto superiore di Sanità ha registrato 2.379 nuove diagnosi di Hiv (4 per 100mila residenti), un dato lievemente inferiore ai 2.507 casi del 2023. "Ma l'obiettivo è una diminuzione più marcata", avverte l'Iss. E in Europa si registra una grave carenza di test

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Una sfida non ancora vinta, nonostante una sostanziale stabilità del numero di casi: in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids che ricorre il primo dicembre, sotto i riflettori c'è l'ultimo bollettino del Centro operativo Aids dell'Istituto superiore di sanità (Iss), che nel 2024 ha registrato 2.379 nuove diagnosi di Hiv (4 per 100mila residenti), un dato lievemente inferiore ai 2.507 casi del 2023. Un dato sostanzialmente stabile, ma che spinge a una riflessione visti gli strumenti sia terapeutici che preventivi di cui oggi si dispone. "Rispetto allo scorso anno ci sono 128 casi in meno, ma questa sostanziale stabilità non deve illudere - ha spiegato Cristina Mussini, vicepresidente della Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit). L'avere a disposizione la Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) e il cosiddetto 'treatment as prevention', ossia l'uso dei farmaci antiretrovirali come strumento per ridurre il rischio di trasmissione dell'Hiv, dovrebbero condurre verso una diminuzione più marcata. Invece il virus continua a circolare soprattutto tra i giovani, mentre fatichiamo a far emergere il sommerso. Serve una comunicazione mirata e la formazione nelle fasce d'età più a rischio, con un coinvolgimento di tutti gli attori che possano offrire un contributo sull'educazione sessuale e affettiva".

La trasmissione per via sessuale

La trasmissione dell'Hiv nel 2024 è avvenuta principalmente per via sessuale: il 46% dei nuovi casi riguarda eterosessuali, mentre il 41,6% riguarda maschi che fanno sesso con maschi. Preoccupa la quota di giovani: circa il 20% delle nuove diagnosi riguarda persone sotto i 29 anni, segno che il virus continua a circolare. Ancora troppo elevate sono le diagnosi tardive, che costituiscono il 60%, con l'83,6% delle nuove diagnosi di Aids che riguarda persone che hanno scoperto la sieropositività solo nei sei mesi precedenti. Sul piano terapeutico i risultati sono incoraggianti: oggi oltre il 95% delle persone in terapia antiretrovirale raggiunge la soppressione virale, trasformando l'HIV in una condizione cronica controllabile e non trasmissibile (U=U): il trattamento diventa così anche un'efficace forma di prevenzione (treatment as prevention). Ma resta un 5% che non riesce a sopprimere la viremia, spesso per problemi di aderenza, un limite che i farmaci a lunga durata, i cosiddetti 'long acting', possono contribuire a superare con un'iniezione ogni due mesi. 

La crisi nascosta dell'hiv in Europa

E in Europa qual è l'andamento? "L'Europa sta fallendo nei test e nelle terapie precoci per l'Hiv: nel 2024 più della metà di tutte le infezioni rilevate è stata diagnosticata troppo tardi per poter procedere a un trattamento ottimale", a causa di un sistema immunitario già compromesso (conta dei linfociti CD4 inferiore a 350 cellule per millimetro cubo). Lo dice un nuovo report del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e dall'Ufficio regionale per l'Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che denuncia "la crisi nascosta dell'Hiv in Europa" e lancia un duro monito: "Questa grave carenza di test, unita al crescente numero di casi non diagnosticati, sta seriamente compromettendo l'obiettivo 2030 di porre fine all'Aids come minaccia per la salute pubblica". Secondo il rapporto 'Sorveglianza Hiv/Aids in Europa 2025', basato sui dati 2024, l'anno scorso "sono state effettuate 105.922 diagnosi di Hiv nella regione europea dell'Oms che comprende 53 Paesi tra Europa e Asia centrale.

Lacune nei test e nelle diagnosi

Sebbene i numeri complessivi mostrino un leggero calo rispetto al 2023, i dati disponibili suggeriscono che permangono lacune nei test e nelle diagnosi. L'elevata percentuale di diagnosi tardive implica che molte persone non accedono tempestivamente ai trattamenti antiretrovirali salvavita e all'assistenza sanitaria, il che aumenta il rischio di sviluppare Aids, il rischio di morte e la trasmissione dell'Hiv". Nell'intera regione europea dell'Oms, nel 2024 "il 54% delle diagnosi è stato tardivo e la percentuale è più alta tra le persone infettate attraverso trasmissione eterosessuale (soprattutto uomini) e tra chi fa uso di droghe iniettive". L'anno scorso "quasi 1 diagnosi di Hiv su 3 ha riguardato persone nate fuori dal Paese in cui sono state diagnosticate".  Zoomando sui 30 Paesi dell'Unione europea/Spazio economico europeo (Ue/See), prosegue il report, nel 2024 "sono state segnalate 24.164 diagnosi di Hiv, con un tasso di 5,3 casi ogni 100mila persone. 

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