Health, il virus HIV: perché la sfida non è finita

Salute e Benessere
Raffaella Cesaroni

Raffaella Cesaroni

Alla vigilia della Giornata Mondiale contro l’AIDS, a Health parliamo di HIV. I dati parlano chiaro: il virus non è scomparso, anzi. Crescono le nuove diagnosi, soprattutto tra eterosessuali e giovani adulti, mentre lo stigma e la scarsa percezione del rischio frenano i test. Oggi le terapie permettono di vivere bene e a lungo, ma il virus circola ancora e spesso in silenzio. La prevenzione e la diagnosi precoce restano le armi decisive

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L’HIV è ancora una delle più grandi sfide sanitarie globali. E lo è da quarant’anni. Secondo l’OMS, oltre 40 milioni di persone nel mondo vivono con il virus, mentre in Italia si stimano circa 150.000 persone sieropositive, di cui 8-10 mila non sanno di esserlo. Nel 2024 le nuove diagnosi sono state 2.379, in aumento rispetto all’anno precedente. Il dato più allarmante? Il 60% scopre l’infezione tardi, quando è già in fase avanzata o è già ammalato di AIDS, la malattia mortale che il virus provoca in chi si infetta.

Il virus non fa più paura, ma circola

Oggi l’HIV non è più sinonimo di morte: grazie alla terapia antiretrovirale (ART), chi riceve una diagnosi tempestiva e segue il trattamento può avere un’aspettativa di vita paragonabile a quella di chi non ha HIV. Ma questa conquista ha un effetto collaterale: la percezione del rischio è crollata. Molti pensano che il problema sia superato e così non si proteggono, non fanno test, trasmettono il virus senza saperlo. Di questo abbiamo parlato approfonditamente con la Prof.ssa Antonella Castagna - Professore Ordinario Università Vita Salute San Raffaele-Direttore Clinica di Malattie Infettive IRCCS San Raffaele. Il risultato? L’infezione continua a diffondersi, soprattutto tra eterosessuali e giovani tra i 30 e i 39 anni, con un preoccupante aumento tra le donne. (SISTEMA SALUTE, IL NUOVO APPUNTAMENTO DI SKY TG24)

Stigma e disinformazione: il nemico nascosto

Nonostante i progressi scientifici, lo stigma resiste. Parlare di HIV fa paura, e questo frena i controlli. Tra i giovani sotto i 25 anni, i dati dell’ISS mostrano un alto livello di disinformazione su comportamenti a rischio e prevenzione. Serve una svolta culturale: campagne mirate, educazione sessuale, informazione chiara. La Giornata Mondiale contro l’AIDS non è solo memoria, ma un’occasione per ribadire che la prevenzione è responsabilità di tutti.

Terapie innovative e il concetto U=U

La ricerca ha rivoluzionato la vita delle persone con HIV. Le terapie di oggi sono meno tossiche, più semplici, con meno pillole e meno effetti collaterali. E soprattutto, se assunte correttamente, abbassano la carica virale fino a renderla non rilevabile, eliminando il rischio di trasmissione: è il principio U=U (Undetectable = Untransmittable). Non solo: arrivano i farmaci long-acting, somministrati ogni due mesi, che migliorano aderenza e qualità di vita. Accanto alla terapia, la PrEP (profilassi pre-esposizione) è un’arma efficace per chi ha rapporti a rischio.

La strada verso la fine dell’HIV

Il futuro? Innovazione e accessibilità. Nella puntata di Health, oltre a parlare di tutto quello che va fatto per abbattere lo stigma e sensibilizzare tutti – soprattutto i più giovani – a non sottovalutare il rischio di contagiarsi, diamo spazio ad aziende come ViiV Healthcare che lavorano per sviluppare nuove opzioni di trattamento e prevenzione, con l’obiettivo ambizioso di porre fine all’HIV. Ma la tecnologia da sola non basta: servono diagnosi precoce, test gratuiti, lotta allo stigma e campagne di sensibilizzazione. Perché il virus non è sconfitto: continua a circolare, spesso in silenzio. E la sfida è ancora aperta.

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