Allergie, riscaldamento globale allunga la stagione dei pollini. Come prepararsi
Salute e Benessere
Introduzione
Allarme allergie nell'era del riscaldamento globale. Bastano 10 giorni in più senza gelo d'inverno per allungare di oltre un mese e mezzo la stagione dei pollini: inizia 25 giorni prima in primavera e si allunga di altri 20 in autunno, per un totale 45 giorni in più di occhi rossi, naso che cola, starnuti e infiammazione
Quello che devi sapere
I dati
- I sintomi delle allergie da pollini si prospettano più duraturi e peggiori per gli oltre 10 milioni di italiani allergici e in particolare per i bambini asmatici, che in Italia sono uno su cinque, e per gli anziani con problemi respiratori che sono quasi altrettanti (il 17% degli over 65). Tra questi senior più fragili si rischia addirittura un raddoppio della mortalità, fino a un +116%
Per approfondire:
Le cause
- Come spiegano gli allergologi della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), nel 2023 in Italia si sono registrati 10 giorni senza gelo in più rispetto alla media del trentennio 1991-2020, un dato che colloca il 2023 al terzo posto tra gli anni con il minor numero medio di giorni di gelo dell'intera serie storica. A evidenziare il valore è l'indicatore "Giorni con gelo" della banca dati Indicatori ambientali dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), che misura il numero dei giorni in cui la temperatura minima dell'aria scende sotto gli 0°C, un parametro chiaro per monitorare l'evoluzione del clima e i suoi effetti, soprattutto per la salute respiratoria
Per approfondire: Cos’è l’allergia alle graminacee? Dai sintomi ai cibi da evitare
Calendario dei pollini stravolto
- "Alla luce dell'aumento delle giornate senza gelo, che sottolinea l'impatto crescente del riscaldamento climatico, si registra un trend tutt'altro che rassicurante di stravolgimento del calendario dei pollini. Meno giorni con temperature sottozero danno più tempo alle piante di crescere e rilasciare i pollini che provocano allergie. Non solo anticipando la pollinazione primaverile di 25 giorni, ma anche prolungando quella autunnale di quasi 3 settimane, con un aumento complessivo della durata della stagione dei pollini di oltre 1 mese e mezzo e un rilascio di carico pollinico sempre più abbondante", ha affermato Vincenzo Patella, presidente della SIAAIC e direttore dell'Uoc di Medicina interna dell'azienda sanitaria di Salerno
La conferma dagli Usa
- "A causa del riscaldamento globale, la stagione critica per le allergie è dunque destinata a diventare sempre più lunga e massiccia, con il risultato che i sintomi sono peggiori e più duraturi per gli oltre 10 milioni di italiani che soffrono di allergie, costretti a protrarre le terapie nel tempo", ha evidenziato Patella. A confermarlo è arrivata anche un'analisi diffusa 2 settimane fa negli Stati Uniti dall'organizzazione Climate Central, che ha valutato l'andamento delle temperature in 198 città americane per vedere come è cambiata la durata della stagione senza gelo dal 1970 al 2024. L'indagine ha rilevato che 172 città hanno registrato una media di 20 giorni in meno senza gelo rispetto al 1970, contribuendo ad anticipare e allungare la stagione dei pollini, con conseguenze più gravi per milioni di statunitensi
Gli effetti sulle persone vulnerabili
- Come avverte la SIAAIC, stagioni polliniche più lunghe e intense possono avere gravi conseguenze per le persone più vulnerabili, soprattutto i bambini affetti da asma, ma soprattutto gli anziani con malattie respiratorie, in costante aumento. Questo è quello che emerge da uno studio pubblicato a metà gennaio su BMC Public Health, che ha analizzato il legame tra pollini e mortalità tra gli anziani correlata a problemi respiratori. Valutando oltre 127mila decessi registrati in Michigan tra gennaio 2006 e dicembre 2017, i ricercatori hanno esaminato 4 tipi di polline: di alberi decidui (cioè che perdono le foglie, come acero, betulla e pioppo), di sempreverdi, di graminacee e di ambrosia
Cosa è stato scoperto
- "Utilizzando modelli informatici avanzati, gli autori hanno osservato come livelli elevati di polline, dopo 7 giorni di esposizione, fossero correlati a un aumento dei tassi di mortalità negli anziani con problemi respiratori preesistenti. I risultati della ricerca hanno mostrato infatti che alti livelli di polline di alberi decidui e graminacee si associano a un rischio dell'81% più alto di mortalità per tutte le cause respiratorie croniche, dopo 7 giorni di esposizione. Gli autori hanno inoltre rilevato che livelli elevati di polline di ambrosia sono collegati, dopo una settimana di esposizione, a un forte aumento, pari al 107%, della mortalità per Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva) e del 116% per tutte le altre malattie respiratorie croniche. Non è stato osservato invece alcun collegamento tra i vari tipi di polline e la mortalità per cause respiratorie infettive", ha dichiarato Patella
I benefici del verde pubblico e gli effetti collaterali
- I benefici del verde pubblico per la salute sono tanti e dimostrati dalla scienza. Aiuole e giardini, però, hanno anche un "effetto collaterale" che con il cambiamento climatico esplode prima in primavera e prosegue più a lungo in autunno: le allergie. "Oltre a ridurre al minimo l'esposizione, controllando i report locali sulla qualità dell'aria prima di uscire e limitando il tempo trascorso all'aperto, e a utilizzare filtri per purificare l'aria negli spazi abitativi, fondamentale è anche la gestione del verde pubblico per la riduzione della quantità dei pollini", ha dichiarato sempre Patella
I consigli per difendere la popolazione dai pollini
Esistono piante più a rischio allergia? In Italia sono betulla, graminacee, artemisia, nocciolo, cipresso, ulivo, ambrosia e parietaria, elenca la SIAAIC che suggerisce alle amministrazioni pubbliche "10 semplici soluzioni per difendere la popolazione dalle allergie da pollinosi come l'asma, la rinite e la congiuntivite". Tra questi consigli ci sono:
- Preferire piante entomofile, che affidano agli insetti l'impollinazione e producono minori quantità di polline, a quelle anemofile che affidano al vento la propagazione del polline (evitare alberi come betulla, cipresso e ulivo);
- Mettere a dimora alberi e arbusti che fioriscono in estate o inverno e non in primavera per avere un impatto minore (ad esempio gelsomino nudiflorum, camelia, erica, liburno);
- Effettuare la potatura delle siepi prima della fioritura e prima della emissione del polline
Come trattare il prato
Tra i consigli presenti ci sono quelli relativi al trattamento dei prati, come ad esempio:
- Falciare i prati prima della fioritura e della emissione del polline;
- Seguire il calendario pollinico per praticare gli sfalci delle graminacee che sono altamente allergeniche;
- Diserbare le aree endemiche per l'ambrosia (area padana);
- Predisporre la falciatura e gestione del verde nelle ore notturne e nelle giornate poco ventilate
Bonifica e consultazione
Verificare i luoghi, operando in anticipo, è altresì importante. Per questo è importante:
- Bonificare i luoghi di aggregazione da specie arboree, arbustive e prative allergizzanti;
- Bonificare i luoghi pubblici da piante responsabili di dermatiti allergiche (asteracee tipo margherite e crisantemi, piante urticacee tipo ortica e parietaria, piante euforbiacee tipo stelle di Natale);
- Consultare le mappe delle aree climatiche per il monitoraggio delle concentrazioni dei pollini prima di predisporre eventi pubblici
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