Liste d’attesa, 2 anni per una mammografia e 3 mesi per una visita urgente. L’indagine

Salute e Benessere
medico in ospedale

Introduzione

Federconsumatori ha monitorato le attese richieste per accedere ad alcune prestazioni mediche. L’indagine ha sondato i siti istituzionali di Regioni e aziende sanitarie tra fine ottobre e inizio novembre 2024, già oggetto di un monitoraggio nel periodo fra aprile 2023 e maggio 2024, per capire quanto sia cambiato dopo l’approvazione del decreto poi convertito in legge “Misure urgenti per la riduzione dei tempi di attesa”. Il Corriere ha pubblicato i risultati in anteprima: le tempistiche rimangono troppo lunghe.

Quello che devi sapere

Le tempistiche emerse

  • Tre mesi di attesa per una visita gastroenterologica urgente prescritta con con codice “U”, quindi da eseguire entro 72 ore. Per una prima visita cardiologica con priorità “D” (differibile, da eseguire entro 30 giorni), servono nove mesi. Ancora: due mesi per un appuntamento dal neurologo, da svolgere entro tre giorni. Più di tre mesi anche per una visita oncologica in classe D. Addirittura oltre due anni per una mammografia e quasi quattro per una colonscopia, entrambe programmate in classe P, da eseguire cioè entro 120 giorni. È da ricordare che una prima visita e una diagnosi tardive possono modificare – e peggiorare – il decorso di alcune malattie. Roberto Giordano, vicepresidente di Federconsumatori, sottolinea che 4,5 milioni di italiani rinunciano alle cure

Per approfondireSanità, decreto liste d'attesa diventa legge: cosa prevede

Il cambio di passo non c’è

  • Alla luce di questi risultati, la coordinatrice Mimma Iannello, responsabile area Welfare di Federconsumatori, ha specificato che alle misure già avviate “Molte già comprese nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2019-‘21, altre prive di adeguati finanziamenti -, non sta corrispondendo un reale cambio di passo nell’abbattimento dei tempi di attesa per tanti cittadini costretti a subire ritardi, a sacrifici per pagare le prestazioni rivolgendosi al privato o, peggio, a rinunciare alle cure. Da Nord a Sud si registrano tempi massimi inaccettabili sia per le visite specialistiche che per gli esami diagnostici; sono poche, poi, le Regioni che garantiscono le prestazioni entro i tempi previsti, sia pure con segnali di sofferenza in diverse aree”

I risultati Regione per Regione

  • Le Regioni dove è stato possibile rilevare i dati sono: Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Puglia, Toscana e Veneto. Dall’indagine di Federconsumatori si rileva che le migliori performance si sono registrate in Veneto, col 93,36% delle prestazioni garantite nei tempi previsti e meno del 7% rimaste in attesa, in Emilia Romagna con l’88,6%, in Toscana con l’85,1%. Toscana e Veneto sono le due uniche regioni che hanno migliorato le performance rispetto al monitoraggio di maggio 2024. È risultata “sufficiente” la puntualità di pubblicazione di Abruzzo, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Sardegna e Valle d’Aosta. Altre Regioni – come Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Umbria – non offrono invece report abbastanza omogenei per poter ottenere i dati. Ma quelle dove rimangono le maggiori criticità “ad attingere a report regionali e aziendali” sono: Calabria, Campania, Lombardia, le Province autonome di Trento e Bolzano

Alcune cose previste dalla legge

  • La legge approvata la scorsa estate prevedeva l’introduzione di alcune novità volte a contenere questo problema. Tra queste c’erano per esempio l’obbligo per le Regioni di creare un Centro unico di prenotazione (Cup) integrato con le agende delle strutture pubbliche e private accreditate; l’introduzione di un sistema di disdetta delle prenotazioni e il divieto di chiudere le agende

Un decreto attuativo emanato su sei

  • Mancano però i decreti attuativi: dei sei previsti per rendere operativa la legge 'taglia liste', ad oggi ne è stato emanato solo uno. Lo segnala la Fondazione Gimbe. Il Centro per la ricerca economica applicata in sanità (il Crea Sanità) sottolinea inoltre che per un vero rilancio del Servizio sanitario nazionale sarebbero necessari almeno 40 miliardi di euro, mentre restano sul tappeto vari problemi aperti a partire dall'attesa pronuncia del Tar sul nuovo tariffario per le prestazioni specialistiche. "Nonostante le dichiarazioni istituzionali sottolineino progressi nell'attuazione delle misure per abbattere i tempi di attesa - afferma il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta - la nostra analisi indipendente evidenzia una situazione ben diversa. A sei mesi esatti dalla conversione in legge del Dl liste di attesa, si registra uno stallo che paralizza l'attuazione delle misure, ritardando un provvedimento cruciale per risolvere i problemi dei cittadini"

Cartabellotta: “Le riforme annunciate sono un esercizio retorico”

  • Come accennato, al 29 gennaio, secondo quanto riportato dal Dipartimento per il Programma di Governo, "risulta approvato un solo decreto attuativo. Degli altri, tre sono già scaduti (due da quasi 4 mesi e l'altro da quasi 5 mesi) e per due non è stata definita alcuna scadenza". Insomma, "riforme annunciate che restano un esercizio retorico", commenta Cartabellotta. Un giudizio fortemente negativo arriva anche dall'annuale rapporto realizzato dal Centro per la ricerca economica applicata in sanità (Crea Sanità), che conferma un "continuo allontanamento dai livelli medi internazionali" della spesa sanitaria: quella pubblica "è sotto la media del 44,1%" rispetto ai Paesi Ue con un gap in crescita di 11,4 punti negli ultimi 10 anni. Resta critica pure la carenza di personale: sono 24.797, secondo le stime di Crea Sanità, i medici che andrebbero integrati nel sistema, e analogo discorso vale per gli infermieri. Almeno 40 miliardi il necessario investimento per rilanciare complessivamente il Ssn, ma non solo: "Si rende anche necessario fare scelte politiche scomode, ovvero scelte che riguardano una razionalizzazione delle promesse di tutela pubblica", si legge nel rapporto

Faraone: “Cittadini costretti a pagare”

  • "In piena campagna elettorale per le elezioni europee il consiglio dei ministri come un'ambulanza a sirene spiegate venne convocato e votò in fretta e furia un provvedimento per tagliare le liste d'attesa in sanità. Chiuse urne e spogliate le schede di quel provvedimento non se n'è fatto più niente". Lo dichiara Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera. "C'è solo l'inerzia: dei 6 decreti attuativi indispensabili per rendere attive le misure taglia liste d'attesa, ne è stato approvato solo uno, quello sulla piattaforma sulle liste. Ma poi nemmeno la piattaforma è stata realizzata. E quindi liste d'attesa, già infinite, si allungano, e i cittadini aspettano mettendo a rischio la salute e se non vogliono rinunciare alle cure, come sempre più spesso accade, sono costretti a pagare a caro prezzo ciò che dovrebbe essere a carico dello Stato".

Per approfondire: Medici di base, in Italia ne mancano almeno 10mila: peggio di Francia e Germania