Liste d’attesa per prestazioni sanitarie, ritardi nell'approvazione delle misure anti code
PoliticaÈ scaduto il 30 settembre il termine per i decreti attuativi della legge sulle liste d’attesa che quindi, pur essendo in vigore dal 1° agosto, resta inapplicata. Il decreto prevedeva che entro 30-60 giorni partissero alcune delle misure più importanti volute dal ministro Schillaci ma ancora non c’è traccia delle linee guida per la loro attuazione. Il presidente dell’associazione Salutequità: “Serve Commissario straordinario per l'emergenza”
L’emergenza delle liste d’attesa nella sanità sembra essere ancora a un punto morto. La legge, “Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie”, è in vigore dall’1 agosto 2024 ma ad oggi, a distanza di due mesi, non è ancora stata applicata. Mancano infatti all'appello i decreti attuativi ed altri atti previsti per la piena operatività della norma. Il decreto legge di inizio agosto fissava tra i 30 e 60 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il termine per far partire alcune delle misure più importanti: per tre dei decreti attuativi il termine, fissato al 30 settembre, è quindi già scaduto.
Le misure inapplicate
Come spiega il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, i decreti attuativi per i quali i termini sono già scaduti sono i seguenti: in primis, le "linee guida per il funzionamento della piattaforma nazionale delle liste d'attesa in coerenza con il «Modello Nazionale di Classificazione e Stratificazione della popolazione»”, il termine era il 7 luglio 2024. La seconda misura inattuata, il cui termine è scaduto il 29 agosto scorso, riguarda invece le “modalità per l'attuazione dei poteri sostitutivi che lo Stato dovrebbe esercitare quando le strutture regionali sono inadempienti”. Infine, il terzo punto riguarda “l’adozione di specifiche linee guida nazionali per la definizione dei criteri di realizzazione, di funzionamento della piattaforma nazionale e di interoperabilità con le piattaforme regionali delle liste di attesa”. Di quest’ultima misura il termine era il 29 settembre 2024. Sono "tutte scadenze mancate", chiosa Cartabellotta.
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Il piano di Schillaci
Il piano promosso dal ministro della Salute Orazio Schillaci al momento resta quindi in stand by. E questi ritardi non piacciono a chi opera nel settore per il timore, tra le altre cose, che i decreti attuativi finiscano nel dimenticatoio rischiando così di rendere impossibile l’applicazione delle misure. Un numero "così elevato di decreti attuativi - spiega infatti il presidente di Gimbe - oltre ad essere in contrasto con il carattere di urgenza del provvedimento, solleva molte perplessità sui tempi di attuazione delle misure. La storia insegna infatti che tra valutazioni tecniche, attriti politici e passaggi tra Camere e ministeri, dei decreti attuativi si perdono spesso le tracce, rendendo impossibile l'applicazione delle misure previste".
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Richiesta di un Commissario straordinario
A esprimere la frustrazione per la mancata attuazione dei decreti anti code è anche il presidente dell'associazione Salutequità, Tonino Aceti. "I ritardi nell'adozione dei provvedimenti attuativi della legge sulle liste di attesa - spiega - se da una parte risultano inspiegabili visti i requisiti di necessità ed urgenza che erano alla base del primo decreto legge adottato dal governo sul tema, dall'altra vanno anche nella direzione opposta alla realtà vissuta tutti i giorni dai cittadini che vedono diventare sempre più un miraggio la prenotazione della propria prestazione sanitarie entro i tempi massimi di attesa previsti dalle norme”. E aggiunge: “Se questi ritardi aumenteranno credo sia utile iniziare a pensare seriamente alla nomina di un Commissario straordinario per l'emergenza liste di attesa, perché sul diritto alla salute i ritardi non possono essere ammessi".
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Sindacato medici: “Un decreto monco”
“Nella sostanza nulla è stato fatto e la legge non è mai partita", afferma Pierino Di Silverio, segretario del maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l'Anaao-Assomed. "Per quanto non siamo mai stati convinti che un decreto potesse risolvere la questione delle liste di attesa questo è comunque un decreto monco. Come sempre, in Italia si fanno le leggi, per dimostrare di averle fatte, e poi non si fanno le norme per renderle operative". Secondo Di Silverio, le liste d'attesa sono comunque "l'effetto di un problema a monte e, dunque, non servirà aumentare le retribuzioni per il lavoro straordinario degli operatori o aumentare il numero dei luoghi per le prestazioni, ma bisogna piuttosto agire sui modelli organizzativi, a partire dal potenziamento dei mezzi tecnologici delle Regioni (il 57% delle aziende ospedaliere non dispone di strumenti di alta tecnologia) e rendere più appetibile la professione aumentando al contempo la forza lavoro".