Malattia in Congo, Italia vara task-force ministero-Iss su patologie infettive
Salute e BenessereIntroduzione
In attesa di conoscere l’esito dei test epidemiologici per stabilire l’origine della patologia che ha provocato, in un poco di un mese, oltre 400 contagi e 31 decessi nella provincia congolese del Kwango, cresce il livello di attenzione in Italia e nel resto dell'Unione Europea. La Commissione di Bruxelles si è detta pronta a coordinare una risposta insieme ai tecnici giunti sul posto e all'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Quello che devi sapere
Cosa farà la task force
- Una riunione tecnica tra Ministero della Salute e Iss ha dato il via libera all’istituzione di una task force sulle malattie infettive, incaricata di monitorare gli sviluppi delle situazioni a rischio, a partire da quella in Congo. Ad affiancare nella cabina di regia Mara Campitiello, Capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero, ci saranno esperti di Azienda italiana del Farmaco (Aifa) e Iss. Oltre ai controlli, spetterà alla task force fornire indicazioni alle Regioni in caso di sviluppi.
Per approfondire: Malattia in Congo, l'Oms: “Più di una patologia può contribuire alla mortalità”
Le analisi sul caso sospetto a Lucca
- Nei prossimi giorni l’Istituto Superiore di Sanità procederà alle analisi sui campioni, ritirati dai Nas, relativi al paziente ricoverato – e poi dimesso - all’ospedale San Luca di Lucca che presentava sintomi potenzialmente riconducibili alla malattia. Nelle Faq sul tema, l’Iss precisa che verranno ripetuti test già condotti al momento del ricovero senza tuttavia indicare una tempistica sull'esito delle analisi
Chi sono i soggetti più colpiti
- Dall’inizio dei primi casi, il 24 ottobre scorso, i soggetti più colpiti risultano soprattutto i bambini sotto i 5 anni che hanno accusato sintomi quali febbre, mal di testa, tosse e dolori muscolari. Come evidenzia l’Oms, tutti i casi riscontrati sono associati alla malnutrizione, una piaga che come altrove flagella l'area del focolaio situata nella regione di Panzi, a circa 700 chilometri dalla capitale Kinshasa
Oms: "Epidemia ancora in corso"
- Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, i casi sembrano aver raggiunto il picco a inizio novembre ma “l’epidemia è ancora in corso”. Non è escluso che a scatenare i contagi, aggravati come detto dalla malnutrizione, possano concorrere in realtà più malattie quali influenza, Covid-19, infezione acuta delle vie respiratorie, morbillo, sindrome emolitica uremica da escherichia coli e malaria
I livelli di rischio
- L'Oms definisce “molto elevato” il livello di rischio sanitario nell’area dove si sono registrati i casi mentre scende a “moderato” nel resto della Repubblica Democratica del Congo. A preoccupare sul rischio di contagi è soprattutto la debole sorveglianza sugli spostamenti da e per la regione interessata. A livello globale poi l’Organizzazione considera “basso” il rischio attuale anche se sale l’allerta su potenziali trasmissioni transfrontaliere, in particolare nella vicina Angola
Le criticità della regione
- L'Oms sottolinea poi come l'area interessata in Congo abbia sperimentato negli ultimi mesi "un peggioramento dell'insicurezza alimentare insieme ad una bassa copertura vaccinale, un accesso molto limitato alla diagnostica e alla gestione dei casi di qualità. C'è una mancanza di rifornimenti e mezzi di trasporto e carenza di personale sanitario nell'area e le misure di controllo della malaria sono molto limitate”
Le raccomandazioni dell’Oms
- Come si legge nel rapporto pubblicato sul sito, l’organizzazione di Ginevra raccomanda i governi a rafforzare i meccanismi di coordinamento per una “risposta unificata”. In particolare, invita a concentrare gli sforzi sulla sorveglianza, utile a garantire un intervento tempestivo e a effettuare un’attenta caratterizzazione della sindrome clinica. In questa direzione, va letta l’istituzione della Global Clinica Platform indirizzata ad una rapida elaborazione dell’analisi dei dati
Campagna di informazione
- Secondo l’Oms, la prevenzione passa attraverso una mirata campagna di informazione destinata alla popolazione, in particolare sull’uso di dispositivi di protezione a partire da mascherine e gel igienizzanti. Per quanto riguarda i casi più gravi inoltre è necessario indagare se l’anemia riscontrata sia riconducibile all’epidemia
Il dibattito in Italia
- In Italia intanto, il dibattito nella comunità scientifica e nelle politica si concentra in queste ore sulla prevenzione. “Al di là di questa malattia che speriamo sia derubricata a qualcosa che già conosciamo siamo pronti per una nuova emergenza?”, si chiede Matteo Bassetti, primario di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova che sottolinea l’assenza ad oggi di un piano pandemico. Gli fa eco Daniela Sbrollini (Italia Viva), vice-presidente della Commissione Affari sociali e Salute del Senato, secondo la quale "preoccupa” la mancanza di un piano pandemico
La posizione dell’Ue
- Bruxelles intanto conferma che al momento non risultano casi riscontrati ma l'allerta resta alta. Come riferito da un portavoce della Commissione Ue, nei prossimi giorni si terrà una “riunione del comitato per la sicurezza sanitaria per coordinarequalsiasi risposta”. Nel frattempo, esperti Ue e dell'European Center for Disease Prevention and Control (Ecdc) sono arrivati nella Repubblica Democratica del Congo per la raccolta di informazioni sul campo.
Per approfondire: Malattia Congo, paziente ricoverato a Lucca e già dimesso: "Non c'è pericolo di contagio"
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