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Listeria monocytogenes, cos'è e quali sono i sintomi della listeriosi

Salute e Benessere
Foto Getty

Si tratta di una malattia che da qualche anno sta interessando diversi Paesi e che, generalmente, si trasmette con alimenti contaminati. Nel settembre 2024 in Italia c'è stato un richiamo di insalata iceberg in busta (di 19 marchi) per il rischio di contaminazione batterica

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La listeria è un batterio la cui contaminazione ha interessato, negli ultimi anni, alcuni Paesi europei. Uno dei casi più recenti - del settembre 2024 - riguarda il richiamo in Italia di insalata iceberg in busta di 19 diversi marchi, per il rischio di contaminazione batterica. Ma cos'è la listeria? Come si trasmette? E soprattutto: come si combatte?

Malattia infettiva

La listeriosi è una malattia infettiva dovuta al batterio listeria monocytogenes. Si trasmette, in genere, con alimenti contaminati. Per questo motivo, l’Istituto superiore della sanità (Iss) la classifica fra le tossinfezioni alimentari. Nonostante evidenze della malattia siano state descritte fino dalla fine dell'800 in diverse specie animali, ricorda l'Istituto Superiore di Sanità, il primo caso umano di listeriosi è stato riportato nel 1929 e il primo caso perinatale nel 1936. Nei Paesi occidentali, la malattia si sta rivelando sempre più un importante problema di sanità pubblica. Seppur relativamente rara, infatti, si può manifestare con un quadro clinico severo e tassi di mortalità elevati soprattutto in soggetti fragili come neonati, anziani, donne incinte e adulti immuno-compromessi. Inoltre, negli ultimi anni, si sono verificate frequenti epidemie, soprattutto in seguito alla distribuzione di cibo contaminato attraverso le grandi catene di ristorazione. Nell'Unione Europea sono stati segnalati circa 1.470 casi di listeriosi nell'uomo nel 2011, con un tasso di mortalità del 12,7%. 

Batterio molto diffuso nell’ambiente

Il batterio che causa la listeriosi, spiega il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica, è molto diffuso nell’ambiente e si trova comunemente nel suolo, nell’acqua, nella vegetazione e nelle feci di numerose specie animali, senza che questi mostrino sintomi apparenti. Può contaminare qualunque livello della catena di produzione e del consumo degli alimenti e può crescere e riprodursi a temperature variabili che vanno da 0 a 45°C. Inoltre, il batterio tende a persistere nell’ambiente e quindi a essere presente anche in alimenti trasformati, conservati e refrigerati. 

Quali sono gli alimenti più a rischio

Gli alimenti principalmente associati all’infezione da listeriosi sono molti. Si va dal pesce alla carne, dalle verdure crude al latte non pastorizzato e latticini come formaggi molli e burro, senza dimenticare cibi trasformati e preparati (pronti all’uso) inclusi hot dog, carni fredde, insalate preconfezionate, panini e pesce affumicato. Più raramente le infezioni possono verificarsi attraverso il contatto diretto con animali, persone o con l’ambiente contaminato.

Quali sono i sintomi

I sintomi della listeria consistono, generalmente, in una gastroenterite con febbre, che si manifesta nel giro di poche ore dall’ingestione del prodotto contaminato. Fra i segni clinici (a seconda della tipologia), ritroviamo: febbre alta, endocardite, osteomielite, colecistite, peritonite, meningite, paralisi dei nervi cranici, perdita della funzionalità motoria. Le donne in gravidanza evidenziano solitamente una forma simile all'influenza con febbre e altri sintomi non specifici. Il vero pericolo per questa categoria riguarda però le possibili conseguenze negative sul feto che arrivano fino all’aborto, al parto prematuro o alla listeriosi congenita. Negli adulti che hanno carenze del sistema immunitario, l’infezione può causare meningiti, encefaliti e gravi setticemie. L’incubazione media è di tre settimane, ma in alcuni casi può prolungarsi fino a 70 giorni.

Trattamento e prevenzione

Le manifestazioni cliniche della listeriosi sono trattabili con gli antibiotici ma, come scrive l’Istituto superiore della sanità, la strategia migliore consiste nella prevenzione che passa da basilari norme igieniche previste per tutte le intossicazioni alimentari: dal lavaggio di mani e posate, alla cottura accurata dei cibi, fino alla pulizia degli alimenti crudi. La diagnosi più che sulla sintomatologia si basa sull'isolamento del germe nel sangue o nel liquido cefalorachidiano o nel liquido amniotico.

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