La risposta si trova nelle motivazioni che hanno portato l'Oms, nel 2022, a cambiare ufficialmente il nome della malattia. “Il termine “vaiolo delle scimmie” è ormai improprio, dato che non si tratta più di una zoonosi causata da un contagio con le scimmie”, ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco ai microfoni di Sky TG24
A soli 15 mesi dalla fine dell'emergenza che lo aveva visto protagonista, si è riaccesa l’attenzione sul vaiolo delle scimmie (ribattezzato Mpox) a causa di un nuovo picco di casi registrato in Africa, alimentato dal nuovo ceppo Clade I di Mpox, noto per essere più virulento rispetto agli altri ceppi. In risposta al rialzo dei casi in Africa, l’Oms ha dichiarato il 14 agosto lo stato di emergenza sanitaria internazionale (Pheic). Ma perché non dovremmo più chiamarlo "vaiolo delle scimmie"? La risposta si trova nelle motivazioni che hanno portato l'Oms, nel 2022, a cambiare ufficialmente il nome della malattia.
Vaiolo delle scimmie: un nome discriminatorio e stigmatizzante
Come chiarito a suo tempo dell’Oms, la decisione di abbandonare il termine "vaiolo delle scimmie”, così chiamato perché l’infezione fu identificata per la prima volta nelle scimmie nel 1958, in favore di "Mpox" non è stata semplicemente un aggiornamento tecnico, ma ha risposto a precise motivazioni. Il vecchio nome era stato criticato perché ritenuto discriminatorio, stigmatizzante e potenzialmente fuorviante. Gli esperti temevano che il termine "monkeypox" potesse alimentare stereotipi negativi e pregiudizi, in particolare contro le persone infette e i Paesi in cui il virus era più diffuso. Per evitare un linguaggio dannoso e offensivo, l’Oms due anni fa ha dunque deciso di cambiare progressivamente il nome della malattia, un processo di transizione durato un anno per garantire che il nuovo termine fosse adottato senza generare confusione.
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Pregliasco: “Il termine "vaiolo delle scimmie", ormai è improprio”
Sul tema è intervenuto ai microfoni di Sky TG24 il virologo dell’università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco. “Mpox era una variante delle scimmie. Purtroppo però queste “nuove” varianti sono a trasmissione uomo-uomo. Per questo motivo, è stato deciso di adottare una denominazione unica, evitando il termine "vaiolo delle scimmie", che ormai è improprio, poiché non si tratta più di una zoonosi causata da un contagio con le scimmie”. Commentando il rialzo dei casi in Africa, il virologo ha riferito: “Purtroppo, questa malattia è endemica in alcuni Stati dell'Africa, con numeri abbastanza rilevanti e pesanti effetti sulla salute, soprattutto considerando la carenza di trattamenti disponibili. Abbiamo imparato con il Covid-19 che i virus tendono a mutare”.
“La trasmissione di Mpox è controllabile”
Comparando la malattia con il Covid-19, Pregliasco ha poi evidenziato che si tratta di due patologie completamente diverse. “La via di trasmissione di Mpox è la via di contatto diretto uomo-uomo quindi attraverso rapporti sessuali, indumenti o asciugamani. La trasmissione è molto più gestibile e controllabile. L’importante è non fare allarmismo, ma interpretare la decisione dell’Oms come un invito a porre l'attenzione su questa malattia. Questo nuovo ceppo deve essere monitorato, e ciò va fatto subito attraverso uno sforzo congiunto. Esiste già un vaccino, il che rende possibile contenerlo e limitare al massimo gli effetti negativi sulla salute”, ha concluso.
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