Creme solari, pediatri: “Possibili rischi per i bambini”. L’Iss prende le distanze

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Le creme solari sono finite al centro di un dibattito dopo la pubblicazione di un documento dell'Associazione culturale pediatri che ne evidenzia i rischi. L'Istituto superiore di sanità ha preso le distanze, chiarendo di non essere stato consultato. L’Acp invita l'Iss e altre società scientifiche a un confronto aperto sul tema

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Le creme e i filtri solari sono finiti al centro di un’accesa discussione sollevata sui social, dopo la pubblicazione di un nuovo documento dell'Associazione culturale pediatri (Acp) che solleva dubbi sui rischi associati all’utilizzo di questi prodotti soprattutto sui più piccoli. La polemica è culminata con una presa di distanza da parte dell'Istituto superiore di sanità (Iss), citato nel documento dell'Acp. In risposta alle preoccupazioni espresse da genitori e medici-divulgatori, l'Iss ha chiarito sulla pagina Facebook “Acp per famiglie” che, pur essendo citato nel paper, “nessuno dei suoi esperti è stato consultato nella preparazione del documento, pertanto le posizioni espresse non possono essere associate a quelle dell'Istituto”.

La posizione dell’Acp  

Al centro della discussione vi è un nuovo position paper firmato da un team di pediatri e dermatologi, che ha preso in considerazione le ultime ricerche scientifiche disponibili in fatto di filtri solari. Nel documento, pubblicato sull’European Journal of Pediatric Dermatology, i pediatri sostengono che esporsi al “sole fa bene, ma le scottature vanno assolutamente evitate, specialmente in giovane età”. Per evitare le scottature però, “l’unica strada non può e non deve essere il filtro solare, che può presentare rischi sottovalutati per la salute. Una revisione degli studi scientifici fino ad oggi condotti non ha dimostrato che l'uso di filtri Uv sia associata a un minor rischio di cancro alla pelle", si legge nel documento. In particolare, “alla luce di quanto evidenzia una robusta e recente letteratura scientifica accreditata” i pediatri segnalano “la possibilità di danni alla salute per l’utilizzo di filtri solari chimici ma anche fisici se con formulazioni 'nano'”. “Ci sono evidenze scientifiche che i filtri chimici attraversano la pelle e passano in circolo e che molte di queste molecole hanno azione di interferenza endocrina. Quest’ultima costituisce un rischio importante soprattutto per esposizione durante la vita fetale, nella prima infanzia e in adolescenza, tanto che la Fda, la Food and Drug Administration, non ha concesso la definizione di 'efficacia e di sicurezza' ai filtri chimici e l’American Academy of Pediatrics suggerisce di evitarli", riporta il documento dell'Acp.

Le reazioni sui social

Questa nuova posizione ha provocato numerose reazioni su piattaforme come X (ex Twitter), dove si sono sviluppate discussioni tra esperti e genitori preoccupati sui dubbi sollevati da Acp sui rischi derivanti dall’utilizzo di filtri solari. Beatrice Mautino, autrice del libro “La scienza dei cosmetici” e divulgatrice su X sui temi di salute, ha scritto un post intervenendo sul documento dell'Acp: "In questi giorni sta girando sui social e nelle sale d'aspetto un position paper di un'associazione culturale di pediatri che dice che le creme solari fanno male. Genitori in confusione e la Fnomceo credo manco sappia”.

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La presa di distanza dell’Iss

In risposta a queste preoccupazioni, l'Iss ha chiarito che, pur essendo citato nel documento, non ha partecipato alla sua redazione. Per quanto riguarda le affermazioni riportate nel post di presentazione del documento, l’Istituto superiore di sanità ha precisato che “le creme solari vanno usate quando l'esposizione è inevitabile non perché siano considerate pericolose, ma perché la loro efficacia è limitata per vari motivi. Perché la protezione dagli Uv non è al 100%, perché le persone non le utilizzano come previsto (cioè usandone in quantità adeguata e ripetendone l'applicazione come suggerito, questo anche per via del costo delle creme) e perché danno un falso senso di sicurezza che porta le persone a prolungare l'esposizione". Per questo, ha sottolineato l’Iss "devono essere considerate come l'ultimo presidio quando tutte le altre misure preventive non vengono adottate (per scelta o per impossibilità, consideriamo che ci sono anche persone che lavorano sotto il sole, non si parla solo di esposizioni “ricreative”). Una volta che si renda necessario l'utilizzo di creme solari, allora queste non vanno usate il meno possibile, ma al contrario il più possibile, spalmandole in maniera abbondante e ripetendone l'applicazione”.

Pediatri Acp: “Nessun conflitto con Iss, obiettivi comuni”

In una dichiarazione all'Adnkronos Salute, Stefania Manetti, presidente dell'Acp, ha sottolineato che non c'è “nessun conflitto con l'Iss” sulla questione dei rischi delle creme solari, "anzi c’è piena collaborazione” e ha ringraziato l'Istituto “per aver sollecitato un confronto su questo argomento”. Manetti ha, inoltre, ribadito che il position paper riporta come fonte le dichiarazioni dell'Iss pubblicate sul proprio sito in cui si legge: “Ricordare che le creme solari non servono per stare di più al sole, ma per proteggersi quando l'esposizione è inevitabile”. I pediatri Acp vogliono dunque mettere fine alle polemiche, ma confermano la bontà del paper: "Continueremo su questa strada" e rispetto al messaggio ai genitori "saremo molto chiari, perché serve una comunicazione semplice, ma efficace". La presidente Manetti ha infine sottolineato la necessità di "un confronto aperto" sul tema delle creme solari, del loro uso e dei rischi, "con tutte le società scientifiche interessate", quindi pediatri e dermatologi. L'Acp ha anche risposto sui social, concordando con l'Iss sul fatto che le creme solari devono essere usate quando l'esposizione è inevitabile e che devono essere considerate come ultima risorsa quando tutte le altre misure preventive non vengono adottate.

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