Scompenso cardiaco, l’Intelligenza artificiale può predirne il rischio: lo studio

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©IPA/Fotogramma

A indicarlo è una nuova ricerca dell’Università di Dundee che apre la strada all’utilizzo dell’Ia nella prevenzione dell’insufficienza cardiaca, una malattia grave che dopo i 65 anni di età rappresenta la prima causa di ricovero in ospedale

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L’utilizzo dell’Intelligenza artificiale, negli ultimi anni, sta rivoluzionando anche il campo medico, aiutando nella diagnosi e nella prevenzione di tante patologie. Nuovi passi in avanti in merito arrivano da un nuovo studio dell’Università di Dundee, che ha dimostrato come l’Ia possa essere utilizzata anche per predire il rischio di scompenso cardiaco, una malattia grave, dovuta a un malfunzionamento del cuore, che dopo i 65 anni di età rappresenta la prima causa di ricovero in ospedale. I risultati della ricerca, che apre la strada all’utilizzo dell’Ia nella prevenzione dell’insufficienza cardiaca, sono stati pubblicati sulle pagine della rivista specializzata ESC Heart Failure.

Lo studio nel dettaglio

Per compiere lo studio, il team di ricerca ha sfruttato l'intelligenza artificiale per analizzare le immagini del cuore raccolte nella biobanca Scottish Health Research Register (Share), riuscendo a identificare i pazienti con scomparso cardiaco attraverso cartelle cliniche elettroniche e scansioni ecocardiografiche. Ma non solo. I ricercatori hanno anche messo alla prova l’Intelligenza artificiale, analizzando la sua capacità di identificare eventuali anomalie che potrebbero aumentare il rischio di insufficienza cardiaca.

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I risultati

Come spiegato dagli scienziati in una nota, le scansioni cardiache migliorate da software di deep learning e Ia hanno fornito una quantità maggiore di misurazioni dettagliate sulla struttura e la funzione cardiaca, rispetto alle scansioni tradizionali. Informazioni che secondo i ricercatori possono aiutare a diagnosticare l’insufficienza cardiaca in modo più efficace e su una scala più ampia, riuscendo anche a predirne il rischio di insorgenza. “Valutando grandi quantità di cartelle cliniche, siamo stati in grado di rilevare anomalie strutturali e funzionali che non saremmo mai stati in grado di rilevare con l’analisi tradizionale delle immagini ecocardiografiche. L’Ia ha potenziali implicazioni cliniche e di ricerca significative”, ha sottolineato Chim Lang, coordinatore dello studio. “L’Ia potrebbe migliorare l’efficienza e la velocità nella selezione dei pazienti per studi clinici e ottimizzare la sorveglianza dello scompenso cardiaco e la diagnosi precoce nei sistemi ospedalieri”, ha concluso.

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