Belgio, a Geel le persone con disturbi psichici vengono inserite in famiglie affidatarie

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Il modello basato sull'inclusione è nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO ed è stato imitato da molti Paesi. Anche in Italia dove esiste il servizio IESA che permette a single e famiglie volontarie di ospitare in casa i pazienti psichiatrici, dietro un rimborso spese. Di Annachiara Mottola di Amato 

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Esiste una città, Geel, in Belgio, che da secoli propone un modello diverso per la cura delle persone affette da disagi psichici, basato sull'empatia e la solidarietà.

Si tratta di un sistema in cui delle famiglie, dette “foster families”- famiglie ospitanti- prendono in carico le necessità delle «ospite» (di natura pratica, ma anche affettiva) in cambio di un supporto economico e  sotto la supervisione attenta di operatori sanitari. Il sistema di cura di Geel è diventato famoso in tutto il mondo tanto che è stato aggiunto alla lista del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO e viene replicato anche in altri Stati, come in Italia, dove esiste servizio IESA (“Inserimento Etero-familiare Supportato di Adulti sofferenti di disturbi psichici”).

L’inclusione in “famiglia” come cura

Le famiglie affidatarie a volte accolgono i loro ospiti per decenni, rendendoli parte integrante del nucleo familiare. In questa cittadina le persone considerano normale l'assistenza fornita, perché molti lo hanno imparato dai loro genitori, nonni, zie e zii.

Questo sistema mira a normalizzare la vita delle persone con malattie mentali, trattandole non come pazienti, ma come individui meritevoli di dignità e inclusione. Ad oggi, nella cittadina ci sono circa 120 pazienti psichiatrici che vivono presso famiglie affidatarie.

Le famiglie che si propongono di accogliere questi "ospiti" ricevono un'indennità giornaliera di circa 28 euro (24 sterline) per ogni persona di cui si prendono cura, che copre le spese di base.

 

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700 anni fa la nascita del modello Geel 

Questo modo di cura psichiatrica altruistica fa parte di Geel sin dal 13° secolo. Tutto ebbe inizio quando fu costruita una chiesa per Santa Dinfna, patrona delle malattie mentali. A causa della costruzione della chiesa, i pellegrini iniziarono ad affluire in città. All’epoca si stima che vi fossero circa 2.000 persone afflitte da disagi psichici che vivevano presso gli agricoltori locali, aiutandoli con le attività quotidiane. Così nacque il sistema dell’affidamento che da sette secoli costituisce un’alternativa al modello basato sull’ospedalizzazione di queste persone. Il sistema è diventato più organizzato e avanzato nel corso dei secoli. Dal 1860, ci sono stati servizi di supporto professionale offerti dall'ospedale psichiatrico statale della città. Da questa piccola cittadina belga il modello si è espanso nei secoli ed è stato preso come esempio in altri Paesi, come in Francia, Germania, Inghilterra e anche in Italia.

 

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Italia: il programma di inclusione IESA

In Italia il modello di Geel è stato per primo adottato a Collegno (Torino) da parte del Dott. Aluffi . Si chiama servizio IESA (acronimo con cui è stato chiamato il progetto, che sta per “Inserimento Etero-familiare Supportato di Adulti sofferenti di disturbi psichici”) e si rivolge a quelle famiglie e ai single che dimostrano la disponibilità ad accogliere in casa, per qualche ora o a tempo pieno, una persona che soffre di disturbi psichici di vario tipo. Il modello, infatti, si basa sull’inclusione, in questo modo le persone con problemi di questo tipo non vivono alienati dalla società ma vengono aiutati, all’interno di una quotidianità “normale” a migliorare la propria qualità di vita, e a sopperire a un bisogno relazionale che, diversamente, rimarrebbe insoddisfatto. Si attiva così una rete sociale di solidarietà in cui la dimensione sanitaria passa in secondo piano.

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Come funziona

Il progetto IESA è attivo in 9 Ausl dislocate lungo tutto il territorio nazionale. Come si legge sul sito del progetto Iesa alla Ausl di Bologna, il progetto si concretizza in un contratto rinnovabile per periodi concordati, al massimo di un anno, stipulato tra Azienda USL di Bologna, quale garante, l’ospite e l’ospitante. In cambio dell’ospitalità offerta si riceve un rimborso spese, erogato in parte dall’ospite, e in parte dal servizio sanitario, a seconda delle disponibilità del paziente per un totale di circa 1.200 euro per chi sceglie di impegnarsi full time, 40 euro per una giornata, 20 euro per qualche ora, e 10 euro per una notte.  A questo si aggiunge una copertura assicurativa sempre a carico dell’Azienda sanitaria.

Il contratto, inoltre, prevede anche un periodo di prova e chi ha deciso di aderirvi può ritirarsi, con un preavviso di 20 giorni, anche nel caso in cui l’atto sia già stato firmato.

 

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Gli effetti sui pazienti

Tra i pazienti che hanno partecipato al progetto Iesa, si è riscontrato un minor consumo di farmaci per sedare l’ansia e un abbattimento dei comportamenti maladattivi. Chi vive in famiglia, spesso, ha più cura di sé rispetto a chi è ospite di una clinica, e ci sono stati diversi casi di revoca dell’interdizione applicata a soggetti che, prima di quest’esperienza, erano stati giudicati incapaci di gestire se stessi. Persone che hanno riacquistato la possibilità di lavorare, senza bisogno di un intervento assistenziale. A dirlo sono gli operatori dell’équipe Iesa del dipartimento di salute mentale delle Ausl. Durante la giornata, infatti, il paziente ha i suoi impegni: in alcuni casi svolge un’attività lavorativa protetta, in altri frequenta il centro di salute mentale cittadino. La differenza la fa, però, il ritorno in un ambiente “protetto”, la prospettiva di trascorrere momenti in compagnia.

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