Covid, tre anni fa scoperto il paziente 1 di Codogno Mattia Maestri

Salute e Benessere

Si era presentato una prima volta all'ospedale del paese lodigiano nel pomeriggio del 18 febbraio, poi due giorni dopo era risultato positivo. Nella notte tra il 21 e il 22 febbraio era stato ricoverato al San Matteo di Pavia in gravi condizioni, riuscendo in seguito a guarire. Proprio il 20 febbraio, giorno dell'individuazione del paziente 1, è stato scelto come Giornata nazionale del personale sanitario

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Sono passati tre anni dal 20 febbraio 2020, giorno in cui a Codogno è stato scoperto quello che per convenzione è stato identificato come il paziente uno del Covid in Italia (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI). Si tratta di Mattia Maestri, 38enne che due giorni prima si era presentato al pronto soccorso dell'ospedale di Codogno con la febbre alta. Qui l'anestesista Annalisa Malara aveva avuto l'intuizione di fargli il tampone per il Covid, dopo che la moglie aveva riferito di una cena trascorsa con un amico di rientro dalla Cina (poi risultato negativo al virus). Il 20 febbraio 2020 era arrivato il referto: positivo al Coronavirus. Il primo italiano, a cui sono poi seguiti molti altri casi fra Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Proprio il 20 febbraio è stato scelto come Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato.

Il ricovero del paziente 1

Mattia Maestri, maratoneta e giocatore di calcio, oltre che volontario alla Croce Rossa e ricercatore di una multinazionale, si era presentato una prima volta all'ospedale di Codogno nel pomeriggio del 18 febbraio. Poche ore dopo la situazione era peggiorata. La mattina del 20 febbraio era stato necessario l'intervento del rianimatore e il ricovero nel reparto di terapia intensiva. Poi, nella notte tra il 21 e il 22 febbraio, il ricovero in condizioni disperate al San Matteo di Pavia. Il 9 marzo Maestri aveva ricominciato a respirare autonomamente e poi, il 23 dello stesso mese, era stato dimesso.

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L'intervista a Sky TG24 nel 2020

Dopo essere guarito, a giugno 2020, Mattia Maestri ha rilasciato un'intervista a Sky TG24 in cui ha dichiarato: "Ho scoperto di essere il paziente 1 solo una volta che ho preso in mano il mio smartphone. È lì che ho capito cosa fosse successo e cosa stesse ancora accadendo". Fino ad allora, ha detto Maestri, "sapevo solo che ero stato ricoverato per una polmonite. Era ciò che mi avevano detto. Ma confesso che non mi pesa essere chiamato paziente uno". Maestri ha raccontato: "Una domenica sera mi sentivo un po’ debole e avevo la febbre un po’ alta. Pian piano è aumentata e allora sono andato al pronto soccorso". Dalle analisi è emersa "una lieve polmonite e mi è stato suggerito di curarla a casa, in quanto nei soggetti giovani è una pratica che viene svolta così". Nonostante l'antibiotico, però, "la febbre è aumentata e mi sono ripresentato al pronto soccorso. Da lì in poi la febbre è cresciuta ancora fino a quando sono stato portato in terapia intensiva". E ha concluso: "Nessuno sapeva dirmi nulla. Se penso oggi a un episodio capitato durante il mio secondo ricovero sorrido. Chiedo a un operatore sanitario se potesse essere un caso di coronavirus e in dialetto mi risponde 'il coronavirus Cudogn ‘ Ensa’ nianche addu sta' che significa 'il Coronavirus non sa neanche dove sia di casa Codogno' e invece siamo stati l’inizio di tutto".

Patients and medical staff in the intensive care unit of Martini Hospital in Turin, 10 November 2020.  ANSA / ALESSANDRO DI MARCO

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