
Covid, per alcuni esperti Cerberus non cresce e ci sono "segnali positivi"
La sottovariante di Omicron 5 sembra sotto controllo in alcune aree, fra cui la Francia e lo Stato di New York. Restano però i fattori di rischio, fra cui uno scarso utilizzo delle mascherine e la copertura vaccinale ritenuta non soddisfacente negli Stati Uniti

La minaccia Cerberus, una delle sottovarianti di Omicron 5, in questo momento sembrerebbe non concretizzarsi. Lo suggeriscono alcuni apparenti "segnali positivi" indicati da esperti in diverse parti del mondo. Un esempio è quanto riferito dal professore di Biologia evoluzionistica dell'Università di Leuven (Belgio), Tom Wenseleers: la Francia, ha detto, sta affrontando l’ascesa della sottovariante, ma la situazione sembra al momento sotto controllo
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Eric Topol, scienziato americano direttore dello Scripps Research Translational Institute di La Jolla, California, ha commentato i dati francesi e ha detto che potrebbe essere "un buon auspicio preliminare del fatto che per le festività natalizie potremmo non trovarci di fronte a un'ondata importante”. E aggiunge che "il booster bivalente" mirato a BA.5 "induce una protezione" in termini di "immunità crociata nei confronti di BQ.1.1" e di un'altra variante 'attenzionata' dagli esperti internazionali, cioè una 'figlia' di Centaurus, BA.2.75.2
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Il virus Sars-CoV-2, riflette Topol, "si è evoluto considerevolmente da quando la variante estiva BA.5 è diventata dominante a livello globale". Cerberus ha raccolto "6 mutazioni da BA.2, predecessore di BA.5", e ne ha tratto "un netto vantaggio di crescita (100%). È diventato dominante prima in Francia e sta per fare lo stesso negli Stati Uniti". Ma "come Wenseleers ha evidenziato, BQ.1.1 sta perdendo forza ed 'è caduta come un sasso'. Non era previsto"
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Inoltre, prosegue Topol, "nello Stato di New York, dove BQ.1.1 è al livello più alto degli Stati Uniti (ancora ben al di sotto del picco in Francia), non si è ancora registrato alcun aumento dei ricoveri ospedalieri Covid, che è un altro segnale positivo"
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Topol osserva che è la prima volta in questa pandemia che si vede una tale divergenza fra ciò che emerge dai test di laboratorio in termini di fuga immunitaria e i riscontri nella vita reale: lo studioso parla di "prospettive cliniche benigne". "In precedenza, incrementi sostanziali dell'evasione immunitaria erano associati a nuove ondate significative", anche quando queste si verificavano in singoli Paesi e non magari poi nel resto del mondo (variante Beta in Sudafrica, variante Gamma in Sud America, e così via)

Da un lato dunque ci sono i segnali positivi, dall'altro un invito sempre alla cautela: "Per BQ.1.1 c'è una chiara evidenza di fuga immunitaria che è piuttosto preoccupante: la prevista perdita di efficacia degli anticorpi monoclonali, Evusheld- o bebtlelovimab, che influisce sulla terapia preventiva per immunocompromessi o sulla terapia di backup quando Paxlovid non ha successo", ragiona Topol

L'esperto esprime perciò "cauto ottimismo". Ci però sono ancora "motivi di preoccupazione. I ricoveri statunitensi per Covid", per esempio, "non scendono sotto i 25mila da diversi mesi e ora stanno un po' aumentando, soprattutto nelle persone over 70. Questo accade senza ancora un 'effetto BQ.1.1' e fornisce una linea di base relativamente alta da cui partire. È qui che deve intervenire il booster bivalente, che è stato" invece "sottoutilizzato" negli States, lamenta Topol: "Solo il 15% circa delle persone di età dai 50 anni in su lo ha ricevuto"

E va ricordato, avverte ancora, che negli Usa "il tasso di richiami è molto inferiore a quello della Francia". C'è anche "un gap rispetto a Singapore, che ha ottenuto buoni risultati contro XBB". Si tratta di Gryphon, sottovariante di BA.2 sotto la lente dell'Organizzazione mondiale della sanità insieme alla famiglia Cerberus

Le altre preoccupazioni sono "la mancanza di quasi tutte le misure di mitigazione", come le mascherine. E il problema non è solo il Covid, aggiunge Topol, "poiché influenza e virus respiratorio sinciziale Rsv stanno causando gravi malattie e ricoveri in tutto il Paese, che probabilmente aumenteranno durante i mesi invernali". In ogni caso, conclude, "le prospettive" sul fronte Covid "sono di gran lunga migliori di quelle che abbiamo passato negli ultimi 2 anni"

"Il muro immunitario costruito da vaccini, booster e infezioni sembra resistere a una sostanziale evoluzione del virus (almeno in Francia) - conclude Topol - Se riusciamo a superare i prossimi 2 mesi senza un'ondata significativa e non vediamo un'ulteriore evoluzione di Sars-CoV-2 (una grande incognita), è possibile che saremo in grado di dire che la fase pandemica è alle spalle", dopo 3 anni
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