Alzheimer, un test del sangue per confermare la malattia. Lo studio

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La notizia arriva da una ricerca condotta da un gruppo di scienziati dell'Università di Hokkaido e di Toppan. Lo studio è stato pubblicato su Alzheimer's Research & Therapy.

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L’Alzheimer è la più comune forma di demenza in età avanzata nell’uomo, tuttora incurabile. Nuove speranze per la sua diagnosi arrivano da una ricerca condotta da un gruppo di scienziati delle Università dell'Hokkaido e di Toppan, che assieme hanno sviluppato un metodo per rilevare l’accumulo di amiloide β (Aβ) nel cervello, una proteina che accumulandosi forma delle placche e che è comune nelle persone affette dal morbo, grazie a un test del sangue. Lo studio è stato pubblicato su Alzheimer's Research & Therapy.

Cosa sappiamo della ricerca

 

Fino ad oggi l’Alzheimer veniva diagnosticato tramite topografia a emissione di positroni (Pet). Guidati dal professore associato specialmente nominato Kohei Yuyama, presso la Facoltà di Scienze della Vita Avanzate dell'Università di Hokkaido, il gruppo di scienziati ha iniziato nel 2018 a lavorare sul progetto. Scopo dei ricercatori era quello di sviluppare una tecnologia di biorilevamento capace di rilevare gli esosomi leganti l’amiloide nel sangue dei topi, che crescevano man mano che Aβ si accumulava nel cervello. Questa particolare tecnologia, molto sensibile - e capace di rilevare gli esosomi che trattengono specifiche molecole di superficie da una piccola quantità di sangue -, potrebbe essere applicata nella diagnosi di altre malattie. Attualmente, sono in corso delle sperimentazioni cliniche sugli esseri umani.

approfondimento

Alzheimer, Oms: "In ritardo su piano d'azione globale"

Le parole dell’Oms

 

In occasione della recente presentazione del "Blueprint per la ricerca sulla demenza", un documento che posticipa al 2030 il tempo massimo per trovare una cura per l'Alzheimer, Soumya Swaminathanl, Chief Scientist dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha dichiarato: "La demenza senile è la settima causa di morte a livello globale, ma la ricerca su questo tema è meno dell'1,5% della produzione totale di ricerca sanitaria. E purtroppo, siamo in ritardo rispetto all'attuazione del piano d'azione globale sulla risposta alla demenza 2017-25".

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