Perché siamo altruisti? La chiave sta nel cervello

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Lo spiega uno studio realizzato dalle Università di Birmingham e di Oxford su 38 partecipanti di età compresa tra i 18 e i 35 anni. I risultati ottenuti sono stati pubblicati su Current Biology

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Da dove arriva la spinta ad aiutare il prossimo e a dare una mano agli altri? Lo rileva una ricerca realizzata dalle Università di Birmingham e di Oxford, pubblicata su Current Biology, alla quale hanno partecipato 38 partecipanti d’età compresa tra i 18 e i 35 anni. Dietro l’altruismo, infatti, ci sarebbe una specifica regione del cervello coinvolta in questo tipo di comportamento: la corteccia cingolata anteriore (ACCg).

Da dove arriva l’altruismo

Con altruismo si indica l'atteggiamento e il comportamento di chi ha la qualità (morale) di interessarsi al benessere dei propri simili. È un concetto applicabile nella biologia e nella psicologia, oltre che nella sociologia, nell'antropologia e nella filosofia. Il suo opposto è l'egoismo. Situata nella parte anteriore del cervello, la parte di corteccia ACCg si attiva nei comportamenti altruistici. Diversamente, sarebbe silente quando compiamo uno sforzo decisionale e fisico che porta vantaggio solamente a noi stessi. La dimostrazione di questa tesi arriva proprio dalla ricerca condotta dagli atenei inglesi. 

Ai partecipanti coinvolti nello studio, è stato chiesto di partecipare a un difficile, quanto faticoso, compito decisionale, e di completare successivamente un questionario che autovalutasse i propri livelli di empatia. I ragazzi sono stati sottoposti a risonanza magnetica mentre si sottoponevano al test, al fine di avere una valutazione migliore dello stesso mentre veniva eseguito. 

 

Le parole dei ricercatori

Patricia Lockwood, prima autrice della ricerca, ha così commentato lo studio: “Dal tenere aperta una porta per chi arriva subito dopo al volontariato in un'organizzazione di beneficenza, spesso dobbiamo decidere se preoccuparci di impegnarci per aiutare altre persone, ma i meccanismi cerebrali alla base di questi atti sono rimasti finora poco chiari. Identificando la specifica regione del cervello che si attiva quando le persone hanno bisogno di impegnarsi in comportamenti altruistici, abbiamo compiuto un passo avanti verso la comprensione di ciò che spinge alcuni individui, ma non altri, a prendere decisioni spesso anche fisicamente impegnative per aiutare altre persone, anche quando ciò non avvantaggia loro stessi direttamente”.

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