Epatiti pediatriche acute, superati i mille casi in tutto il mondo

Salute e Benessere

L’ultimo aggiornamento fornito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), datato 8 luglio, parla di 1.010 contagi probabili in 35 Paesi

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A livello globale, sono oltre mille i bambini che hanno contratto un’epatite di origine sconosciuta. La malattia ha reso necessario un trapianto per 46 piccoli pazienti e ne ha portati altri 22 al decesso. L’ultimo aggiornamento fornito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), datato 8 luglio, parla di 1.010 casi probabili in 35 Paesi. C’è però anche un dato positivo: nelle ultime settimane si è osservata una contrazione dei nuovi episodi. L’Oms però invita a non lasciarsi prendere troppo dall’entusiasmo, evidenziando che “il trend deve essere interpretato con cautela, perché potrebbero esserci ritardi nella segnalazione e una limitata sorveglianza in molti Paesi”.

Regno Unito e Stati Uniti sono i Paesi più colpiti

Sono passati oltre tre mesi dalle prime segnalazioni, ma la pandemia di epatiti pediatriche continua a essere caratterizzata dall’incertezza. I dati raccolti finora indicano che più del 90% dei casi si è verificato in Europa, America del Nord e America del Sud. In particolare, oltre la metà dei casi globali si è verificata nel Regno Unito e negli Stati Uniti (rispettivamente 272 e 334). Il rapporto dell’Oms indica che finora in Italia si sono verificati 36 casi, uno solo dei quali ha richiesto un trapianto. Al momento non è chiaro se la maggior frequenza dei casi in Europa e Americhe sia legata a ragioni epidemiologiche o alla maggiore capacità dei sistemi di sorveglianza di rilevare la malattia. Secondo l’Oms, “l’attuale numero di casi potrebbe essere sottostimato, in parte a causa dei limitati sistemi di sorveglianza”.

 

Cause ancora da accertare

La comunità scientifica sta continuando a indagare sulle possibili cause delle epatiti, riservando particolari attenzione alle infezioni da adenovirus e al Covid. In tutti i casi rilevati finora, sono state rilevate delle tracce di adenovirus in circa la metà dei casi europei. Al di fuori del Vecchio Continente questa possibile correlazione è stata identificata con una frequenza minore. Sars-CoV-2, invece, è stato rilevato con una percentuale che oscilla tra l’8% e il 16% dei campioni. L’Oms ha invitato a portare avanti la sorveglianza e ha preso la decisione di non abbassare il livello di rischio, che al momento resta “moderato”, soprattutto per via dell’incertezza sulle cause dell’epatite e sulla reale estensione del fenomeno.

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