Che cos'è l'epatite: sintomi, cause, trattamenti e prevenzione

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La malattia che colpisce il fegato può essere causato da diversi virus, avere forme blande ma essere anche fatale  

L'epatite è una malattia che colpisce il fegato. È causata da virus che si trasmettono in maniera differente a seconda delle tipologie (A, B o C). Il 28 luglio è la giornata mondiale dell'epatite. La data è stata scelta in onore di Baruch Blumberg: il 28 luglio del 1925, infatti, è nato il biochimico statunitense e premio Nobel per la medicina nel 1976, che ha avuto un ruolo decisivo per la scoperta del virus dell'epatite B e per lo sviluppo del suo vaccino. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 325 milioni di persone sono affette da epatite B e C (nove volte l'HIV) e 1,4 milioni muoiono ogni anno. Entro il 2030, l’Oms si propone di ridurre del 90% le nuove infezioni e del 65% la mortalità

 

Epatite A

Il virus dell'epatite A si diffonde principalmente quando una persona non vaccinata ingerisce cibo o acqua contaminata dalle feci di una persona infetta. La malattia è quindi strettamente associata ad acqua o cibo non sicuri (ad esempio un pasto preparato con le mani non abbastanza pulite), igiene inadeguata, scarsa igiene personale e sesso orale o anale. A differenza dell'epatite B e C, l'epatite A non è cronica croniche ed è raramente fatale, anche se non mancano i casi più severi. Secondo l'Oms, nel 2016 ci sono state 7.134 persone decedute per epatite A, con un tasso di mortalità dello 0,5%. Il periodo di incubazione è generalmente di 14-28 giorni. I sintomi vanno da lievi a gravi e possono includere febbre, malessere, perdita di appetito, diarrea, nausea, disturbi addominali, urine di colore scuro e ittero. Ma in molti casi (soprattutto nei più piccoli) potrebbe non manifestarsi alcun sintomi. Se si contrae il virus in età adulta, sintomi e conseguenze della malattia tendono a essere più gravi. Non esiste un trattamento specifico per l'epatite A. Il recupero dai sintomi a seguito di infezione può essere lento e può richiedere settimane o mesi, con la possibilità di ricadute. È quindi importante evitare farmaci non necessari (come il paracetamolo) e concentrarsi sulla prevenzione: vaccinazione, servizi igienico-sanitari migliori, sicurezza alimentare.

 

Epatite B

L'epatite B è causata dal virus HBV. Può causare infezione cronica, portare a cirrosi e cancro al fegato ed essere letale. L'infezione nell'età adulta porta all'epatite cronica in meno del 5% dei casi, mentre l'infezione nell'infanzia porta all'epatite cronica nel 95% dei casi. Le aree dove è più diffusa sono quella del pacifico occidentale e dell'Africa, dove è affetto oltre il 6% della popolazione adulta. In Europa il tasso scende all'1,6%. L'epatite B si trasmette attraverso l'esposizione a sangue e fluidi corporei infetti, come la saliva e i fluidi mestruali, vaginali e seminali. Si trasmette quindi da madre in figlio alla nascita, ma anche a causa di ferite da aghi, tatuaggi, piercing, pratiche chirurgiche e odontoiatriche se fatte con strumenti non adeguati. La maggior parte delle persone non presenta alcun sintomo. Ma, nelle manifestazioni più acute, possono verificarsi un ingiallimento della pelle e degli occhi, urine scure, stanchezza, nausea, vomito e dolore addominale. Rari sono i casi in cui si genera un'insufficienza epatica che può portare alla morte. L'epatite B si individua con specifici esami in laboratorio. Non esiste un trattamento specifico: si punta quindi a mantenere l'equilibrio nutrizionale. L'infezione da epatite B cronica può essere trattata con medicinali per rallentare la progressione della cirrosi e ridurre l'incidenza del cancro al fegato. Nella maggior parte dei casi, però, non è una “cura” vera e propria: i pazienti dovranno quindi continuare il trattamento per tutta la vita. Il principale argine è quindi costituito dal vaccino, che l'Oms consiglia di somministrare entro 24 ore dalla nascita.

 

Epatite C

Il virus dell'epatite C (HCV) provoca un'infezione acuta e cronica. Circa il 30% delle persone infette cancella spontaneamente il virus entro sei mesi senza alcun trattamento. Negli altri casi si svilupperà un'infezione cronica, con un elevato rischio di sviluppare cirrosi entro i successivi vent'anni. L'epatite C si trova in tutto il mondo, anche se l'Europa è una delle regioni più colpite. Il virus è “ematico”. Non si diffonde, quindi, attraverso il latte materno, il cibo, l'acqua o abbracciando, baciando o condividendo cibo con una persona infetta. L'epatite C si trasmette invece attraverso la condivisione di aghi nel consumo di droghe, con l'utilizzo di attrezzature mediche non sterilizzate, le trasfusioni e (più raramente) tramite pratiche sessuali e trasmissione dalla madre al bambino. Dopo l'infezione, circa l'80% delle persone non presenta sintomi. Negli altri casi si verificano febbre, affaticamento, riduzione dell'appetito, nausea, vomito, dolore addominale, urine scure, feci di colore grigio, dolori articolari e ittero. Se l'infezione diventa cronica, il sistema immunitario del paziente non è più sufficiente e si passa a un trattamento medico. Non esiste un vaccino efficace contro l'epatite C. La prevenzione passa quindi dalla riduzione dei fattori di rischio.

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