Diagnosi di invalidità, il 42% è legato a malattie psichiche e cancro

Salute e Benessere

È quanto è emerso dalla relazione di Raffaele Migliorini, coordinatore generale medico legale dell’Inps, intervenuto durante il convegno “La medicina sociale in evoluzione: tra innovazione, nuovi bisogni e tutela della disabilità

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Quasi il 42% di tutti i verbali di invalidità civile redatti in Italia nel corso del 2021 sono collegati alle malattie psichiche e al cancro. È quanto è emerso dalla relazione di Raffaele Migliorini, coordinatore generale medico legale dell’Inps, intervenuto durante il convegno “La medicina sociale in evoluzione: tra innovazione, nuovi bisogni e tutela della disabilità”, organizzata dalla Fondazione Mesit con il supporto del network editoriale PreSa - Prevenzione Salute e il supporto non condizionante di Sanofi.

I numeri delle diagnosi di invalidità del 2021

In totale, sono stati 174.315 i verbali di invalidità civile riguardanti i casi di cancro, pari al 20,48% del totale. Quelli relativi alle malattie psichiche, invece, sono stati 181.641 (21,34%). 137.197 (il 16,12%) hanno riguardato le malattie del sistema nervoso, 117.134 (il 13,76%) quelle cardiovascolari e 101.363 (l’11,91%) quelle dell’apparato osteomuscolare. Il tumore associato al maggior numero di certificazioni di invalidità è quello al seno, con il 13,53%. Seguono quello del colon-retto (6,31%), dei polmoni (6,11%), della prostata (3,74%). Quasi un terzo dei verbali, inoltre, si riferisce a tumori già in fase metastatica: un dato preoccupante, figlio dei ritardi accumulati dai programmi di screening durante la pandemia. “Tutte le volte in cui si verifica un ritardo nel riconoscimento di queste patologie, è evidente che il riverbero può essere grave o gravissimo. Quindi potrebbe esserci un impatto”, ha detto Migliorini. 

I cambiamenti in tempo di pandemia

La pandemia però non ha portato solo ritardi e disagi. Infatti, come sottolinea Migliorini, dopo la comparsa del virus “abbiamo compreso che non avremmo potuto convocare a visita persone così fragili esponendole a un alto rischio di infezione. Così abbiamo evitato di farle giungere negli ambulatori e le abbiamo invitate a inviarci le relazioni mediche per dare loro una traduzione medico-legale. Questo ha portato l’istituto a soddisfare le richieste di questi pazienti, evitando la possibilità di contagio”.

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