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Suoni e musica come un efficace antidolorifico: lo studio sui topi

Salute e Benessere
©Ansa

Lo ha sottolineato un lavoro di ricerca condotto dagli studiosi dell'Istituto nazionale cinese di ricerca dentale e craniofacciale (Nidcr) e dell'Università di Scienza e Tecnologia della Cina a Hefei. Dopo aver svolto una serie di test, gli esperti hanno compreso come alcuni suoni siano capaci di attivare specifici circuiti neuronali con l’obiettivo di attenuare il senso del dolore

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I suoni e la musica possono rappresentare un antidolorifico efficace, non solamente perché riducono lo stress o distraggono, ma anche perché sono capaci di attivare alcuni circuiti neuronali con l’obiettivo di attenuare il senso del dolore. A sottolinearlo sono stati i ricercatori dell'Istituto nazionale cinese di ricerca dentale e craniofacciale (Nidcr) e dell'Università di Scienza e Tecnologia della Cina a Hefei impegnati in una serie di nuovi esperimenti sui topi. I risultati dello studio sono stati pubblicati e descritti sulla rivista “Science”.

Gli effetti analgesici dei suoni e della musica

In ambito scientifico, hanno spiegato gli esperti, è risaputo da almeno 50 anni che la musica e alcune tipologie di suono possano indurre effetti analgesici sull'uomo, a tal punto che, in determinate situazioni, proprio la musicoterapia viene scelta dagli specialisti per la riduzione del dolore post-operatorio o durante interventi chirurgici. Sebbene, però, non ci sia ancora chiarezza in merito, non essendoci certezze, in particolare, sul fatto che sia la musica in sé ad intervenire effettivamente oppure le più complesse dinamiche relative al rilassamento e alla riduzione dello stress. Adesso, grazie a questi nuovi test sui topi, sembrerebbero essere state scoperte dinamiche più precise, volte ad indicare come un fattore fondamentale possa risiedere proprio nell'intensità dei suoni e nella loro capacità di attivare specifici circuiti neurali.

Tre differenti tipologie di suoni

Per proporre la propria tesi, i ricercatori cinesi hanno fatto ascoltare a topi di laboratorio, a cui era stato indotto dolore ad una zampa, tre differenti tipologie di suoni, ovvero musica classica, un riarrangiamento “disarmonico” del medesimo brano e del rumore bianco, un particolare tipo di rumore caratterizzato dall'assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze. Quindi gli esperti hanno registrato l'attività neuronale dei topi, in tempo reale, servendosi di diverse metodologie di indagine che contemplavano test comportamentali ma anche sofisticate tecniche di imaging. Al contrario di quanto ci si aspettasse, i ricercatori hanno rilevato che tutti e tre i tipi di suono, se riprodotti a bassa intensità rispetto al rumore di fondo hanno diminuito la sensibilità al dolore nei topi. Ulteriori analisi, poi, hanno permesso di individuare anche i circuiti neurali responsabili di questo meccanismo e hanno indotto gli esperti a considerare un ruolo “diretto” dei suoni nell'attivazione di questi effetti analgesici.

Le dinamiche sull’uomo

Questo processo nell'uomo, hanno detto in conclusione i ricercatori, risulta essere molto più complesso rispetto a quanto riscontrato nei topi, ma la nuova scoperta potrebbe adesso far nuova luce su nuovi e possibili percorsi di studio sull'influenza dei suoni sull'attività cerebrale, trovando anche maggiori applicazioni e riscontri in ambito medico.

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