Terapie innovative, nuova cura per la leucemia linfatica cronica

Salute e Benessere

Raffaella Cesaroni

Basata sulla molecola Venetoclax, è una terapia target capace di mandare in remissione la malattia. E' a durata fissa, consente ai pazienti di evitare la tossicità della chemioterapia e di recuperare una buona qualità della vita

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Se i malati di Leucemia Linfatica Cronica oggi possono essere ottimisti è grazie a un nuovo trattamento con cui possono essere curati, una terapia innovativa in grado di bloccare la progressione della patologia che consente a chi ne è affetto di recuperare una buona qualità della vita. Per spiegare dove siamo arrivati grazie alla ricerca scientifica abbiamo chiesto aiuto al Professor Paolo Sportoletti che insegna al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia.

L'incidenza della leucemia linfatica cronica in Italia

“La leucemia linfatica cronica è una malattia molto frequente. Di fatto è la forma di leucemia più frequente nel mondo occidentale nell’adulto. Tradotto in numeri, noi facciamo ogni anno 2.500 nuove diagnosi di questa patologia” – ci spiega prima di tutto il Professor Sportoletti per inquadrare, attraverso i numeri, la dimensione di questa malattia cronica.

La nuova terapia basata sulla molecola Venetoclax

Oggi, grazie ai progressi della ricerca scientifica, queste migliaia di pazienti cronici hanno a disposizione per curarsi un trattamento innovativo che manda in remissione la malattia. Una terapia rivoluzionaria, innovativa quella basata sulla molecola VENETOCLAX che consente a chi è affetto da Leucemia Linfatica Cronica di evitare la chemioterapia e la sua tossicità e la cui efficacia è stata dimostrata dallo Studio Murano.

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I vantaggi di una terapia target ad alta efficacia

“Questa nuova terapia è tra quelle che noi chiamiamo terapie target, cucite sul malato, terapie che cercano di trovare un bersaglio all’interno della cellula malata – chiarisce il Professor Sportoletti. Il bersaglio che questa molecola colpisce si chiama BCL2, un acronimo difficile che indica una vulnerabilità della cellula. Questa molecola, che si chiama Venetoclax, riesce a riconoscere questa vulnerabilità della cellula neoplastica e la colpisce in maniera estremamente efficace, riuscendo a risparmiare le cellule che sono intorno e sono sane. Ecco perché è una terapia rivoluzionaria”.

Può essere utilizzata sui malati di prima e seconda linea

Una terapia efficace. Ma quanto? - domandiamo. “E’ una terapia altamente efficace – ci risponde il Professor Sportoletti. I dati utilizzati sui malati di prima e seconda linea ci dicono che il farmaco riesce ad ottenere risposte profonde, cioè riesce ad eliminare anche piccoli residui di cellule e questo ci da’ grande speranza. Altrettanto importante – aggiunge - è la possibilità di utilizzare una terapia limitata nel tempo. Se la utilizziamo in seconda linea ha la durata di due anni. Addirittura, se la utilizziamo in prima linea nell’arco di un anno la terapia si completa e questo da’ un grande beneficio per il paziente in termini di qualità della vita. Il recupero di una buona qualità della vita per i pazienti, prima di tutto. Senza tralasciare il risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale di una terapia fissa rispetto ad una terapia cronica.

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