Dopo aver eseguito alcuni test su due persone con morte cerebrale, la cui attività circolatoria e respiratoria è stata mantenuta attiva attraverso speciali macchinari, i ricercatori Langone Transplant Institute della New York University hanno riscontrato risultati positivi dal trapianto di reni prelevati da maiali il cui Dna era stato precedentemente modificato per impedire di produrre una specifica molecola
Nell’ambito dell’utilizzo di organi animali per i trapianti, un significativo tassello è stato aggiunto grazie ad un esperimento, condotto dagli specialisti del Langone Transplant Institute della New York University. I ricercatori, in uno studio pubblicato sul “New England Journal of Medicine”, sono riusciti infatti a dimostrare che i reni prelevati da alcuni maiali geneticamente modificati sono sicuri e funzionano, non causando rigetto.
I reni prelevati dai maiali
Il test, in particolare, è stato condotto su due persone a cui era stata certificata la morte cerebrale e la cui attività circolatoria e respiratoria è stata mantenuta attiva attraverso speciali macchinari, per tutta la durata dello studio. Per eseguirlo, i ricercatori si sono serviti di reni prelevati da maiali il cui Dna era stato precedentemente modificato per impedire di produrre una specifica molecola, ovvero la “alpha-gal” o “galattosio-α-1,3-galattosio”. Tale molecola, hanno spiegato gli specialisti, si trova in molti mammiferi ma non è presente nell'uomo e in altri primati e, proprio per questo motivo, viene riconosciuta come estranea dal sistema immunitario dell’essere umano innescando il rigetto. Ma i reni degli animali sono stati, in uno step successivo, sottoposti ad un ulteriore processo, cioè l'innesto, sotto la superficie del rene stesso, del timo, ghiandola che ricopre un ruolo fondamentale nello sviluppo di alcune cellule immunitarie e, secondo diversi lavori di ricerca, contribuisce alla tolleranza del sistema immunitario prevenendo così il rigetto.
I risultati dei test
Per arrivare alla loro tesi finale e dopo l'esecuzione del trapianto, i ricercatori hanno rilevato che gli organi hanno iniziato praticamente subito a funzionare, riscontrando come la produzione di urina, i valori di funzionalità renale e la “vitalità” dell'organo stesso risultassero nella norma. Ma non solo, perché i test effettuati non hanno segnalato alcun segno di rigetto oltre che di infezioni di origine animale o di degenerazione dei reni. Secondo i ricercatori, “il limite principale di questo studio è il suo breve follow-up”, durato solo 54 ore. Ma, nonostante ciò, i risultati dello studio inducono gli esperti a voler proseguire nell’ambito della ricerca, coinvolgendo un numero più alto di persone e per periodi di osservazione più lunghi.