Covid, parti del virus possono persistere per mesi nell'intestino: gli studi

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Lo hanno indicato alcuni studi recenti che hanno rinvenuto tracce del virus, anche alcuni mesi dopo la guarigione, nelle feci e nelle biopsie della parete intestinale dei pazienti. Questo fattore, secondo gli esperti, potrebbe anche essere indicato come una delle cause del Long Covid

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Pezzi del virus Sars-Cov-2, tra cui proteine e codice genetico, potrebbero rimanere nascosti all’interno dell'intestino dei pazienti guariti anche per mesi dopo l'infezione e potrebbero avere un ruolo significativo nello sviluppo del Long Covid. Questa la tesi di due studi recenti, uno condotto dai ricercatori dell'Università di Innsbruck in Austria e pubblicato sulla rivista “Gastroenterology” e l'altro da quelli della Stanford University in California, i cui risultati sono stati inseriti nella rivista “Med”.

Le possibili cause del Long Covid

Nell’ambito del primo studio, i ricercatori austriaci sono partiti dall’assunto per cui, sin dall'inizio della pandemia, si era capito come il Sars-Cov-2, pur essendo un virus respiratorio, coinvolgesse anche il tratto gastrointestinale, come sottolineato dall'alta frequenza di sintomi come diarrea e vomito. In quest’ottica, differenti team di ricercatori nel mondo hanno lavorato con l’intento di analizzare la possibilità che il virus rimanesse nascosto a lungo nell'intestino, anche dopo la guarigione dal Covid. Molti esperti, tra l’altro, sono convinti del fatto che questa possibilità può risultare anche alla base del Long Covid, ovvero la presenza perdurante di uno o più sintomi anche molti mesi dopo la guarigione. Stesso Long Covid sui cui, ad oggi, non è stata fatta ancora chiarezza sebbene si ritenga che sia più di una la causa scatenante, come per esempio il persistere di un'anomala risposta immunitaria del paziente guarito oppure ancora il persistere del virus nel corpo o la formazione di “micro-coaguli” di sangue. Gli studiosi austriaci, invece, hanno sottolineato la tesi della presenza del virus nell’intestino dopo aver raccolto un gran numero di campioni di feci da pazienti guariti dal Covid-19 a distanza di mesi dalla guarigione, individuando tracce di virus nei campioni analizzati.

Tracce di genoma e proteine nelle biopsie intestinali

Passando al secondo studio, invece, i ricercatori dell’ateneo californiano hanno individuato tracce di genoma e proteine virali in alcune biopsie della parete intestinale di pazienti ormai dichiarati guariti dal Covid. E anche altri studi hanno condotto a risultati simili. Con il lavoro del team coordinato da Saurabh Mehandru della Icahn School of Medicine at Mount Sinai a New York City, ad esempio, è stato possibile comprendere che i linfociti B, le cellule che producono anticorpi, continuano a produrli contro il coronavirus ma evolvendo nel tempo, come se il virus fosse ancora presente nel corpo del paziente guarito anche a distanza di alcuni mesi dalla guarigione. Ulteriori approfondimenti, hanno spiegato in generale gli esperti, serviranno comunque per comprendere se e in che modo il virus persista nell'organismo dopo l'infezione acuta e se questo fattore sia effettivamente correlabile al Long Covid.

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