Grazie ad un lavoro di ricerca coordinato da Andrea Alimonti, ordinario del dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, è stato possibile individuare un meccanismo nell’intestino umano, legato al microbioma, che potrebbe cambiare l’approccio terapeutico al cancro della prostata. Si tratta di uno tra i tumori maligni maggiormente frequenti nell’uomo, la cui incidenza è sempre più in aumento
Il cancro della prostata rappresenta uno tra i tumori maligni maggiormente frequenti nell’uomo e la sua incidenza è sempre più in aumento. Gli ormoni maschili, ovvero gli androgeni, vengono individuati come la causa principale tra quelle che stimolano la crescita di questo tumore e, nei casi in cui un trattamento è necessario, vengono utilizzati farmaci che bloccano la produzione di tali ormoni. Ma se, nelle fasi iniziali, questo trattamento ha successo e riesce a frenare la malattia, dopo un periodo di tempo il tumore può diventare resistente a questa terapia (si parla di “cancro alla prostata resistente alla castrazione”) e allora la prognosi diventa negativa. Sul tema ha lavorato un team internazionale di esperti, coordinato da Andrea Alimonti, ordinario del dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, che è riuscito ad individuare un meccanismo nell’intestino umano che potrebbe cambiare l’approccio terapeutico al cancro della prostata.
Un meccanismo legato al microbioma intestinale
Come si legge in un comunicato diffuso sul sito dell’ateneo veneto, il gruppo di ricercatori, che ha coinvolto esperti dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare, dell’Istituto Oncologico di Ricerca di Bellinzona e dell’Institute of Cancer Research di Londra, è riuscito ad identificare un nuovo meccanismo capace di rendere “il cancro alla prostata resistente alla terapia anti-androgena e legato al microbioma intestinale, cioè quella popolazione complessa di un trilione di microorganismi che vivono nel nostro intestino e che hanno un’influenza molto importante sui meccanismi che regolano l’equilibrio biologico del nostro corpo”. Nello studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Science”, gli studiosi sono riusciti a dimostrare come il microbioma, sia in alcuni modelli animali sia nell’uomo, si arricchisca di particolari specie batteriche proprio nei casi in cui si scatena una resistenza alle terapie contro gli androgeni.
Nuove prospettive legate alla prognosi
La scoperta, hanno rilevato gli esperti, potrebbe rivestire da qui ai prossimi anni “un’enorme importanza”. Infatti, proprio grazie ad una serie di analisi particolarmente elaborate, i ricercatori hanno potuto comprendere l’esistenza nei pazienti con tumore della prostata batteri che favoriscono ma anche che contrastano questo processo, creando così le condizioni “per una prognosi migliore o peggiore”. Secondo Alimonti, questa scoperta, aprire le porte alla “possibilità di strategie terapeutiche, che grazie alla manipolazione del microbioma, potrebbero annullare lo sviluppo di specie batteriche produttrici di androgeni”, ha commentato.