Covid, Agenas: stabile occupazione di terapie intensive e aree mediche

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I dati pubblicati dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali indicano una riduzione significativa dei posti occupati rispetto a un anno fa

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In Italia l’occupazione della terapie intensive è ferma al 4%, un valore molto inferiore a quello di un anno fa (28%). Il valore è però in calo in cinque regioni/Province autonome: Calabria (8%), Friuli Venezia Giulia (2%), Pa Bolzano (0%), Pa Trento (3%) e Sicilia (5%). Nelle ultime 24 ore è rimasta stabile al 15% anche l’occupazione dei reparti di “area non critica” da parte dei pazienti Covid. Un anno fa era al 29%. È quanto emerge dai dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) del 3 maggio 2022, pubblicati oggi (mercoledì 4 maggio).

La variazione dei posti in terapia intensiva

Nelle ultime 24 ore l’occupazione dei posti nelle terapie intensive da parte dei pazienti Covid è cresciuta solo in due regioni: la Campania (8%) e la Liguria (8%). È rimasta stabile, invece, in 13 regioni e province autonome: Abruzzo (7%), Basilicata (4%), Emilia Romagna (3%), Lazio (6%), Lombardia (2%), Marche (2%), Molise (3%), Piemonte (2%), Puglia (5%), Sardegna (5%), Toscana (4%), Umbria (6%) e Veneto (2%). Non sono disponibili dati relativi a eventuali variazioni in Valle d’Aosta (0%). Inoltre, nessuna regione ha superato la soglia di allarme del 10%. 

Cos’è cambiato nelle aree mediche?

Rispetto al giorno precedente, l’occupazione dei posti nei reparti ospedalieri di area “non critica” da parte di pazienti con Covid-19 è aumentata in 4 regioni/Provincie autonome: si tratta della Basilicata (27%), del Molise (22%), della Provincia Autonoma di Bolzano (10%) e della Valle d’Aosta (16%). È scesa, invece, in Abruzzo (23%), Liguria (18%), Sardegna (18%) e Sicilia (21%). Infine, è rimasta stabile in Calabria (25%), Campania (18%), Emilia Romagna (15%), Friuli Venezia Giulia (13%), Lazio (18%), Lombardia (11%), Marche (17%), Pa Trento (15%), Piemonte (11%), Puglia (18%), Toscana (12%), Umbria (33%), Veneto (10%).  In sei regioni è stata superata la soglia critica del 20%: Umbria (33%), Basilicata (27%), Calabria (25%), Abruzzo (23%), Molise (22%) e Sicilia (21%).

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