Covid, Palù: "Sapremo origine virus solo se cinesi rompono silenzio"

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Lo ha dichiarato il virologo e presidente dell'Aifa, Giorgio Palù. "I cinesi non hanno voluto consegnare i registri di laboratorio, né dato risposte agli inviati dell'Oms", ha aggiunto

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La ricerca delle origini del Covid-19, l'esigenza di un'organizzazione europea per la gestione delle emergenze legate alla diffusione di virus e i possibili scenari futuri della pandemia di Covid-19. Sono alcuni dei temi affrontati dal virologo e presidente dell'Aifa, Giorgio Palù, in un'intervista al Corriere della Sera, dove ha illustrato il suo libro "All'origine, il virus che ci ha cambiato la vita".
Sul Covid "non sappiamo se lo "spill over" sia stato naturale oppure si sia trattato di un incidente. Non lo sapremo finché i cinesi non romperanno il silenzio", ha spiegato. (COVID: LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA - VACCINO COVID: DATI E GRAFICI SULLE SOMMINISTRAZIONI IN ITALIA, REGIONE PER REGIONE)

Palù: "Cinesi non hanno dato risposte agli inviati Oms"

Sempre a proposito dell'origine del coronavirus Sars-CoV-2, Palù ha ricordato che i cinesi, "non hanno voluto consegnare i registri di laboratorio, né dato risposte agli inviati dell'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità". Secondo il virologo ci sono "tanti interrogativi: non si è trovato l'ospite animale intermedio che avrebbe fatto da ponte tra pipistrello e uomo" e "questo virus non infetta più i chirotteri, quindi qualcosa è accaduto".

"Serve un'organizzazione europea per rispondere a queste emergenze"

In merito alla modalità di gestione delle malattie infettive e di future pandemie, secondo il virologo, in base all'esperienza maturata con il Covid-19, è necessario istituire "un'organizzazione europea per rispondere a queste emergenze, come in Usa". "Ora esiste, ma è un ufficio burocratico", ha osservato, per poi ribadire: "Altre pandemie arriveranno. Abbiamo imparato che le calamità vanno gestite a livello centrale, non regionale, e che i virus respiratori vanno contrastati seguendo i malati a casa, non in ospedale". "La medicina di famiglia va rifondata", ha concluso.

 

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