Hiv, messe a punto cellule immunitarie resistenti al virus: lo studio

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Attraverso il lavoro di ricerca condotto in laboratorio e sulle scimmie dagli studiosi del Centro Nazionale di Ricerca sui Primati degli Stati Uniti, è stato possibile ottenere cellule immunitarie resistenti all'infezione da Hiv, il virus che causa l'Aids. Il tutto in grandi quantità e con l’ausilio delle potenzialità dell'ingegneria genetica

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Grazie ad uno studio condotto sulle scimmie dagli studiosi del Centro Nazionale di Ricerca sui Primati degli Stati Uniti, coordinati da Igor Slukvin, è stato possibile mettere a punto in laboratorio cellule immunitarie resistenti all'infezione da Hiv, il virus che causa l'Aids. Il tutto in grandi quantità e con l’ausilio delle potenzialità dell'ingegneria genetica. La ricerca, i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Stem Cell Reports”, ha dimostrato che le cellule sono risultate protette dall'attacco del virus e, nel caso in cui futuri ed ulteriori esperimenti confermeranno i risultati positivi, le stesse potranno essere utilizzate in futuro in qualità di terapia alternativa proprio contro l'Hiv.

Il ruolo delle “cellule T”

Come ribadito dai ricercatori, il virus dell'Hiv, o virus dell'immunodeficienza umana, infetta in modo particolare le cellule immunitarie chiamate “cellule T”, attaccando e indebolendo in maniera progressiva il sistema immunitario, così da renderlo piuttosto suscettibile ad altre tipologie di malattie. Un metodo redditizio ed efficace per privare l’organismo delle cellule compromesse e ristabilire, così, le difese immunitarie è quello che consiste nel prelevare le “cellule T” del paziente, elaborarle attraverso tecniche di ingegneria genetica in laboratorio e reinserirle nuovamente nello stesso paziente. Si tratta, però, di una metodica piuttosto articolata, che richiede molto tempo e che consente di ottenere un numero ristretto di cellule resistenti, fattore che ne riduce di gran lunga l'efficacia.

L’utilizzo della tecnica Crispr-Cas9

Grazie a questo lavoro di ricerca, però, gli studiosi hanno individuato un modo alternativo per produrre le cellule immuni al virus in quantità elevate, a partire dalle cosiddette “cellule staminali pluripotenti indotte” (iPSC). Si tratta, hanno spiegato gli esperti, di cellule immature che si possono ottenere semplicemente dal sangue o dalla pelle e che si riproducono in maniera piuttosto celere. Attraverso l’utilizzo di tecnica di ingegneria genetica, come la “Crispr-Cas9”, cioè le già conosciute forbici molecolari che tagliano ed incollano il Dna, il team di ricercatori del Centro Nazionale di Ricerca sui Primati americano hanno realizzato, dunque, cellule immunitarie resistenti basate sulle cellule staminali delle scimmie e le hanno messe a confronto con il virus delle scimmie Siv, molto vicino a quello che può essere l'Hiv per l’uomo. Adesso, hanno confermato ancora gli esperti, saranno necessari ulteriori approfondimenti con l'obiettivo di controllare o, addirittura, di tentare di eliminare del tutto l'infezione.

Signs at the main entrance for the biotech firm Moderna, are seen outside the company's Norwood facilities in Norwood, Massachusetts, USA 25 February 2020. Moderna has announced that they have shipped mRNA Vaccine Against Novel Coronavirus (mRNA-1273) to the National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), a part of the National Institutes of Health (NIH) to be used in the planned Phase 1 study in the United States.  ANSA/CJ GUNTHER

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