Trapianti, in Italia cresce la sopravvivenza dopo quelli del polmone

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Lo ha sottolineato un recente rapporto del Cnt, il Centro nazionale trapianti. Secondo quanto emerso dalla ricerca e considerando i trapianti eseguiti tra il 2002 ed il 2019, il tasso di sopravvivenza ad un anno dall'intervento è stato del 71,2% e a 5 anni è stato pari al 49,6%. Ma se si valutano solamente i trapianti effettuati dal 2016 al 2019, il tasso di sopravvivenza ad un anno arriva al 75,8%

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In Italia cresce la sopravvivenza successiva al trapianto del polmone. Lo ha sottolineato un rapporto sulla valutazione di qualità dell'attività di questo genere di interventi realizzato dal Cnt, il Centro nazionale trapianti. “Attraverso l'analisi condotta dal Sistema Informativo e di Elaborazione Dati del Cnt, questo rapporto fornisce un quadro dettagliato dell'attività per singola struttura ospedaliera dotata di un centro trapianti di polmone e dell'intero percorso assistenziale dei pazienti: dall’iscrizione in lista d'attesa alla probabilità di essere trapiantato fino ai risultati dell'intervento, incluse le fasi del post-trapianto e di follow-up”, si legge in un comunicato diffuso online. 

I dati emersi dal report

Ma ecco cosa è emerso, nel dettaglio. Nel nostro Paese, considerando il periodo che è andato dal 2002 al 2019, sono stati 2.021 i trapianti di polmone eseguiti in 12 differenti centri autorizzati. Nell’ambito del rapporto sono stati analizzati i casi di 1.879 pazienti, di cui 109 pediatrici. Nello stesso lasso temporale, hanno rilevato gli esperti, il tasso di sopravvivenza ad un anno dall'intervento è stato del 71,2% e a 5 anni è stato pari al 49,6%. Ma se si valutano solamente i trapianti effettuati dal 2016 al 2019, il tasso di sopravvivenza ad un anno arriva al 75,8%.

“Contrastare tempestivamente gli effetti indiretti della pandemia”

Il report, sottolinea ancora il Cnt, è stato realizzato con lo scopo di “fornire uno strumento di valutazione delle attività dei centri, proponendo un'analisi dei dati che consenta un confronto su casistiche standard, con particolare riferimento ai fattori prognostici dei pazienti”. E tra l’altro questo aggiornamento segue quelli, già attuati nel 2021, relativi alla qualità del trapianto di rene e, nel 2020, sull'attività di trapianto di cuore. Secondo Massimo Cardillo, direttore del Cnt, “la valutazione degli esiti è uno dei compiti più importanti del Cnt perché consente alla Rete trapiantologica di analizzare nel dettaglio l'attività clinica e assistenziale, di identificare le criticità e di intervenire prontamente per risolverle”. Si tratta, ha concluso, di dati rivelatisi “preziosi nell'ultimo biennio per contrastare tempestivamente gli effetti indiretti della pandemia sul funzionamento dei servizi sanitari”, ma anche per continuare “a garantire al meglio possibile il diritto alla salute dei nostri pazienti”, ha detto ancora.

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