Giornata mondiale del rene, i dati sulla malattia renale cronica

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Condizione ancora poco conosciuta, colpisce circa il 10% della popolazione adulta nel mondo e 4,5 milioni di persone in Italia. Secondo le stime degli esperti, che ne hanno discusso in occasione della Giornata mondiale del rene che ricorre oggi, 10 marzo, potrebbe diventare la quinta principale causa di morte entro il 2040

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Screening gratuiti, locandine informative nei centri dialisi e nelle farmacie, oltre ad una serie di monumenti illuminati. Sono queste alcune delle iniziative che l’Italia mette in campo per celebrare oggi, 10 marzo, la Giornata mondiale del rene, con l’obiettivo di diffondere maggiormente la conoscenza legata alla malattia renale cronica, una condizione ancora poca conosciuta e che colpisce circa il 10% della popolazione mondiale.

Una tendenza in aumento

Come riferito dagli esperti della Società Italiana di Nefrologia (Sin) presentando la ricorrenza, la mortalità correlata alle malattie renali manifesta la tendenza ad aumentare ogni anno e, secondo le stime, queste potrebbero diventare la quinta principale causa di morte entro il 2040. Il problema, hanno spiegato gli specialisti, è che seppur tali patologie per essere individuate necessitino di semplici esami di laboratorio, sono poco conosciute dalla popolazione. Proprio per questo motivo, “nonostante il momento critico dovuto alla pandemia e alle vicende che stanno sconvolgendo il mondo intero, vogliamo porre l'attenzione sulle malattie renali che interessano una vasta parte della popolazione”, hanno sottolineato.

Circa 4,5 milioni di persone colpite in Italia

In generale, per gli specialisti, la malattia renale cronica colpisce circa il 10% della popolazione adulta nel mondo e, solamente in Italia, i pazienti che ne soffrono in forma media o grave sono circa 4,5 milioni. Si tratta di dati valutati in costante aumento per una serie di fattori, tra cui il progressivo invecchiamento della popolazione e che potrebbero aumentare ancora come effetto correlato allo stop subito dalle visite specialistiche durante la pandemia. Con un italiano su due (46%) che ha ammesso di non sapere chi sia lo specialista dei reni. Lo hanno segnalato i risultati della survey “Bridge the knowledge gap”, promossa proprio dalla Società Italiana di Nefrologia. Dalla ricerca, che ha coinvolto un campione di oltre 1000 italiani tra i 18 ed i 70 anni, è risultato che solamente il 13,4% ritiene di sapere cosa sia la malattia renale cronica, mentre poco meno della metà della popolazione (il 48.8%) ha segnalato di averla solo sentita nominare. E 7 persone su 10 non hanno mai fatto eseguito visite specialistiche per il controllo dei reni.

Malattie scoperte spesso in fase avanzata

In pochi, poi, sanno che questi organi controllano ormoni specifici e che influenzano la pressione, così come non sono a conoscenza del fatto che il loro funzionamento possa essere influenzato dell'utilizzo di alcuni farmaci. Solo il 38% è a conoscenza del fatto che a curare i reni sia il nefrologo, che molti confondono con l'urologo. Questi dati, secondo Piergiorgio Messa, presidente di Sin e professore ordinario di Nefrologia presso l'Università degli Studi di Milano, risultano pienamente “in linea con quello del ritardo diagnostico che si registra per la malattia renale cronica, per cui è evidente che ci si preoccupa della salute dei reni non in un'ottica di prevenzione o di intervento precoce, ma quando ormai la malattia è in uno stadio avanzato tale da richiedere la dialisi o il trapianto”. Le malattie renali, ha concluso l’esperto, “danno raramente segnali riconoscibili e per questo vengono spesso scoperte per caso, in fase ormai avanzata, in occasione di esami svolti per altri motivi”.

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