La pandemia di Covid-19 ha “annullato anni di progressi compiuti nella lotta per porre fine alla malattia”. Lo ha rilevato l'Organizzazione Mondiale della Sanità in vista della Giornata mondiale dedicata alla tubercolosi, che rimane "uno dei killer infettivi più letali al mondo"
A partire dal 2000, circa 66 milioni di vite sono state salvate, grazie agli sforzi globali delle autorità sanitarie e governative per frenare la tubercolosi (Tbc), malattia infettiva e contagiosa, causata da un batterio, il “Mycobacterium tuberculosis”, anche conosciuto come “Bacillo di Koch”, dal nome del medico tedesco che lo scoprì per primo. Lo ha riferito l’Organizzazione Mondiale della Sanità in previsione della Giornata mondiale dedicata alla patologia (24 marzo), sottolineando però come la pandemia di Covid-19 abbia “annullato anni di progressi compiuti nella lotta per porre fine alla malattia”.
Uno dei killer infettivi più letali al mondo
Per la prima volta in oltre un decennio, infatti, le morti a livello globale causate da tubercolosi sono aumentate nel 2020, anno nel quale 9,9 milioni di persone si sono ammalate di Tbc e 1,5 milioni hanno perso la vita a causa della patologia stessa. “La tubercolosi rimane uno dei killer infettivi più letali al mondo. Ogni giorno, oltre 4.100 persone perdono la vita a causa della tubercolosi e quasi 30.000 persone si ammalano di questa malattia prevenibile e curabile”, si legge in un articolo pubblicato online dall’Oms. “Per porre fine alla diffusione della malattia si richiede un'azione concertata da parte di tutti gli attori in campo”, sottolineano gli esperti, chiedendo a gran voce “maggiori investimenti” per attuare un piano vigoroso e di contrasto. “Sono necessari investimenti urgenti per sviluppare ed espandere l'accesso ai servizi e agli strumenti più innovativi per prevenire, rilevare e curare la tubercolosi. Mosse che potrebbero salvare milioni di vite ogni anno, ridurre le disuguaglianze ed evitare enormi perdite economiche”, ha riferito Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.
La tubercolosi tra bambini e adolescenti
Tra il 2018 e il 2020, ricorda ancora l’Oms, circa 20 milioni di persone sono state raggiunte da un trattamento per la tubercolosi. Si tratta del 50% dell'obiettivo previsto, pari a 40 milioni di persone, per il periodo 2018-2022. Nello stesso lasso temporale a 8,7 milioni di persone sono state fornite cure preventive per la tubercolosi, pari al 29% dell'obiettivo di 30 milioni prefissato. La situazione, rileva in conclusione l’Oms, è ancora peggiore considerando i bambini e gli adolescenti affetti da tubercolosi. Nel 2020, si stima che il 63 % dei bambini e dei giovani adolescenti al di sotto dei 15 anni malati non sia stato raggiunto da un trattamento o non abbia ufficialmente avuto accesso a servizi di diagnosi e cura della tubercolosi. E la stima è ancora più alta (72%) considerando i bambini sotto i 5 anni. “Quasi due terzi dei bambini potenzialmente trattabili, sotto i 5 anni, non hanno ricevuto un trattamento preventivo per la tubercolosi e quindi rimangono a rischio di contrarre la malattia”, si legge in conclusione.