Lo hanno segnalato le analisi del Ceinge-Biotecnologie avanzate, basate sui dati della banca internazionale Gisaid. Secondo gli esperti la prima versione (BA.1), si sta contraendo per l’arrivo della BA.1.1, presente per il 36% e della BA.2, pari al 5%. Viene segnalata anche una terza sotto-variante, la BA.3, al momento però molto poco presente
Sono tre le “sorelle” della variante Omicron (B.1.1.529) del virus Sars-CoV-2 attualmente in circolazione in Italia, dove ad oggi non si rileva più la presenza della mutazione Delta né di altre varianti differenti proprio dalla Omicron. Lo hanno segnalato le analisi del Ceinge-Biotecnologie avanzate, basate sui dati della banca internazionale Gisaid, secondo cui Omicron rappresenta ormai il 100% del virus circolante. In particolare, però, la sua prima versione, ovvero la BA.1, si sta contraendo per l’arrivo della BA.1.1, presente per il 36% e della BA.2, pari al 5%. Viene segnalata anche una terza sotto-variante, la BA.3, al momento però molto poco presente.
Le “nuove Omicron”
“Eravamo abituati a parlare di BA.1, che al momento costituisce il 53% del virus in circolazione nel nostro Paese, ma in realtà le 'nuove Omicron' sono nuove varianti”, ha segnalato il genetista Massimo Zollo, coordinatore della task force sul Covid-19 del Ceinge. “La sottovariante Omicron BA.1 è quella prevalente, se si considerano tutti i casi di infezione degli ultimi 60 giorni, ma si sta gradualmente assottigliando, mentre BA.2 e BA.1.1 si stanno progressivamente espandendo”, ha osservato invece Angelo Boccia, che ha elaborato i dati.
Le considerazioni degli esperti
Nell’analisi delle mutazioni accumulate dalle sotto-varianti, poi, gli esperti hanno spiegato che è possibile parlare di “somiglianze di famiglia”, ma con alcune precisazioni. “La sottovariante BA.1.1 è molto simile alle BA.1, da cui deriva. BA.2, al contrario, presenta mutazioni che la differenziano da BA.1”, ha proseguito Boccia. “Si osservano anche nuove mutazioni, che non si sa se prenderanno piede”, ha continuato Zollo. Secondo il genetista, tra l’altro, è possibile prevedere che in tutte le sottovarianti di Omicron “la maggior parte delle mutazioni si trova nella proteina Spike, con la quale il virus aggredisce le cellule umane”. Cosa può comportare questo fenomeno? Per Zollo potrebbe “far pensare che il virus stia cercando nuove chiavi di ingresso e vie d'uscita per sfuggire agli anticorpi. Tuttavia, per dimostrare questa ipotesi occorrono dati consolidati”, ha concluso. A proposito, poi, delle altre mutazioni osservate, secondo gli esperti le stesse si trovano in particolar modo sulla proteina “Nuclecapside, importante perché aiuta il virus a replicarsi e sulla quale non si nota al momento una pressione selettiva”.