Lo ha scoperto un team di ricerca internazionale, in uno studio i cui risultati potrebbero far luce adesso su nuove terapie e anche su nuove soluzioni per ridurre anche gli effetti collaterali della chemioterapia. Nelle febbri emorragiche come l’Ebola, a causare sanguinamenti è la risposta infiammatoria scatenata dal sistema immunitario contro il virus, che contribuisce ad abbassare la produzione di piastrine e la loro funzionalità
Grazie al lavoro di ricerca di un team internazionale di studiosi, coordinato da Luca Guidotti, vicedirettore scientifico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e da Zaverio Ruggeri, professore presso lo Scripps Research Institute di La Jolla (Usa), è stato possibile scoperto il meccanismo alla base dei sanguinamenti tipici delle febbri emorragiche come l’Ebola. A causarli, secondo gli esperti, è la risposta infiammatoria scatenata dal sistema immunitario contro il virus, che contribuisce ad abbassare la produzione di piastrine e la loro funzionalità. I risultati dello studio, che potrebbero far luce adesso su nuove terapie e anche su nuove soluzioni per ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia, sono stati pubblicati sulla rivista “Science Signaling”.
Lo studio sui topi
La ricerca, hanno spiegato gli studiosi, è stata condotta all’interno di laboratori ad alta biosicurezza, unici ambienti in cui si possono trattare i virus altamente pericolosi delle febbri emorragiche. Per arrivare ad individuare il meccanismo all’origine dei sanguinamenti legati a queste patologie, gli esperti hanno studiato nei topi l’infezione di un virus denominato “LCMV”, appartenente alla famiglia degli “arenavirus” al pari di alcuni tra i più pericolosi virus delle febbri emorragiche tipiche dell’area sudamericana.
Il meccanismo individuato
Quello del “LCMV”, hanno riferito i ricercatori, è un virus capace di infettare anche l’uomo, ma pericoloso solamente nei pazienti immunosoppressi e altrimenti ben gestito dal nostro sistema immunitario. Ciò che è stato scoperto, ha sottolineato Guidotti, “è che gli alti livelli di interferone scatenati dal virus nel midollo ostacolano la produzione di piastrine”. Ma non solo, perchè “il loro numero nel sangue crolla drasticamente, con la loro funzionalità che risulta ridotta”. Infatti, le piastrine “non sono più in grado di rilasciare le sostanze che permettono ai vasi sanguigni di restare integri, tra cui la serotonina. Questo fa sì che i vasi, soprattutto i capillari, che rappresentano oltre il 98% del totale e che irrorano tutti i tessuti, diventino permeabili: le cellule del sangue passano attraverso le loro pareti e causano emorragie”, ha commentato ancora. Lo studio, come detto, potrebbe avere adesso implicazioni anche in altri ambiti medico-scientifici, come quello oncologico. Infatti, tra gli effetti collaterali della chemioterapia ci sono sanguinamenti ed emorragie simili, legati all’impatto che i farmaci utilizzati hanno sulla funzionalità del midollo e alla conseguente riduzione delle piastrine nel sangue.