Bambino Gesù, eseguito un doppio trapianto di fegato e polmoni su un 16enne

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L’intervento, eseguito con successo lo scorso ottobre, è durato 22 ore e, senza considerare le procedure di prelievo effettuate nell'ospedale del donatore, sono state necessarie più di 36 ore. Il merito va a più di 40 professionisti del Bambino Gesù di Roma, grazie ai quali il giovane, affetto da fibrosi cistica, dopo 54 giorni dal trapianto combinato è potuto tornare a casa per trascorrere le feste in famiglia

Un intervento chirurgico durato complessivamente 22 ore e, se si aggiungono anche le procedure di prelievo effettuate nell'ospedale del donatore, sono state necessarie più di 36 ore. Si tratta del primo trapianto combinato di polmoni e fegato eseguito interamente dagli specialisti del Bambino Gesù di Roma, eseguito con successo lo scorso ottobre su un ragazzo di 16 anni, malato di fibrosi cistica, tornato a casa, a Napoli, proprio in questi giorni per trascorrere le feste in famiglia.

La diagnosi di fibrosi cistica

La notizia è stata diffusa dallo stesso nosocomio pediatrico, attraverso un comunicato apparso sul proprio sito internet. L’adolescente, come detto, era malato di fibrosi cistica, “malattia genetica che colpisce i polmoni e meno frequentemente, come è invece accaduto a lui, altri organi come il fegato e il pancreas”. Quando la malattia si aggrava, hanno spiegato gli esperti, il trapianto di uno o più organi coinvolti rappresenta sostanzialmente l'unica cura possibile. Il giovane, a causa del progressivo peggioramento delle sue condizioni, è stato accolto dal centro fibrosi cistica del Bambino Gesù proprio in vista di un programma di trapianto. E, dal momento che la malattia “aveva provocato una grave insufficienza respiratoria e danneggiato gravemente anche il fegato”, il 16enne è stato inserito a partire dallo scorso marzo nella lista di attesa per un trapianto combinato di polmoni e fegato. A complicare la situazione, “la scarsa disponibilità di donatori che abbiano caratteristiche immunologiche e dimensionali degli organi tali da permettere il prelievo contemporaneo di polmoni e fegato”. L'attesa del trapianto e le condizioni del giovane, manifestatesi con un progressivo peggioramento delle condizioni respiratorie che hanno condotto, a settembre, ad un ricovero urgente in terapia intensiva, sono state poi risolte dall’effettivo intervento, reso possibile anche grazie “all’efficace sistema del Centro Nazionale Trapianti e dei Coordinamenti Regionali che gestiscono la rete italiana per i trapianti”.

Oltre 40 professionisti coinvolti

Nell’operazione, si legge ancora, sono state coinvolte diverse équipe mediche, composte da cardiochirurghi, chirurghi del trapianto di fegato, cardioanestesisti e cardiorianimatori, anestesisti e rianimatori del trapianto di fegato, pneumologi, pediatri, epatologi, cardiologi, strumentisti della cardiochirurgia e del trapianto di fegato, infermieri del coordinamento trapianti, personale infermieristico della rianimazione cardiochirurgica, tecnici di radiologia e radiologi, tecnici di laboratorio e biologi, autisti e operatori socio sanitari. In totale, si è trattato di un intervento che ha coinvolto più di 40 professionisti. Oltre alla durata, un’altra criticità è stata rappresentata dalla necessità di preservare gli organi in attesa di essere trapiantati. “Il fegato, infatti, doveva attendere che venisse ultimato il trapianto dei polmoni”, hanno spiegato i medici. Per arrivare al successo finale, è stato utilizzato “il sistema di perfusione extracorporea del fegato”, ovvero una tecnica che consente di prolungare i tempi di ischemia, in sostanza l'intervallo durante il quale l'organo rimane al di fuori dell'organismo, migliorando la conservazione dell'organo stesso. Processo, questo, che lo ha mantenuto “vitale sino al termine della procedura toracica”. Quindi, 54 giorni dopo il trapianto, il giovane ha potuto rientrare a casa, accolto dall’affetto della famiglia.

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