E’ la previsione del virologo dell'Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell'Istituto Galeazzi, intervenuto nel corso di un evento in rete organizzato da Assosalute. Secondo l’esperto la prossima stagione influenzale “potrebbe essere di media intensità, con un numero compreso tra 4 e 6 milioni di casi: sono numeri indicativi per dire che probabilmente non sarà una stagione pesantissima”. Ma, ha aggiunto, “dipenderà anche da quanti si vaccineranno per l'influenza”
La prossima stagione influenzale “potrebbe essere di media intensità, con un numero compreso tra 4 e 6 milioni di casi: sono numeri indicativi per dire che probabilmente non sarà una stagione pesantissima, come le ultime che precedettero il disastro del Covid. Ma questo dipenderà anche da quanti si vaccineranno per l'influenza”. Questa la previsione di Fabrizio Pregliasco, ricercatore di virologia presso l'Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell'Istituto Galeazzi, al centro dell'evento organizzato online da Assosalute e dal titolo “Influenza e Covid tra varianti e variabili”.
Il nuovo vaccino antinfluenzale
“Con gli sbalzi termici e la maggior permanenza in luoghi chiusi che caratterizzano l'arrivo dell'inverno, dobbiamo attenderci, oltre al Covid, un nuovo rialzo della circolazione di infezioni respiratorie, inclusa da virus influenzale. Temiamo una twin epidemics. Sperando non si verifichi, è comunque giusto prepararsi allo scenario peggiore”, ha riferito poi l’esperto, aggiornando sulla situazione legata al vaccino antinfluenzale. “Il nuovo vaccino antinfluenzale è stato aggiornato per i virus A/H1N1 e A/H3N2. Dobbiamo approcciarci con buon senso. Partiamo prudenti ma attrezzati”, ha sottolineato Pregliasco. “Lo scorso anno l'influenza non si è vista in Italia e anche l'estate passata, nell'emisfero australe, non c'è quasi stata circolazione”, ha aggiunto. Il motivo? L'utilizzo del nuovo “galateo sociale” che il Covid ha portato ad utilizzare, tra distanziamento sociale, mascherine, lavaggio mani e areazione degli ambienti. Queste attenzioni, però, “potrebbero diminuire nel tempo, causando così anche una maggior circolazione di diversi virus. Per questo è importante il vaccino”, ha detto il virologo. Facendo riferimento non solo a quello contro l'influenza e il Covid, “ma anche a quello per altre malattie respiratorie, come l'antipneumococcico per gli anziani e l'antipertosse nei bambini”.
L’indagine di Assosalute: il 35% degli italiani favorevole al vaccino
Sempre a proposito del vaccino antinfluenzale, il 35% degli italiani ha dichiarato di volersi sottoporre alla vaccinazione contro l'influenza e 8 cittadini su 10 di prestare più attenzione ora al loro stato di salute e alla prevenzione rispetto al passato. Sono alcuni dei dati emersi da una nuova ricerca di Assosalute, condotta in collaborazione con l'Istituto di ricerche Human Highway e presentata nell’ambito del medesimo evento in cui è intervenuto Pregliasco. “Dal 2020, c'è stato un balzo in avanti nell'intenzione a vaccinarsi contro l'influenza: lo scorso anno, infatti, il 38,3% degli intervistati ha detto che avrebbe voluto vaccinarsi, anche se poi non è detto ci siano riusciti”, ha commentato Giovanna Hotellier, ricercatrice di Human Highway. “La domanda rimane alta anche quest'anno, con un 35% di italiani vorrebbe potersi vaccinare in questa stagione influenzale: quindi la vaccinazione antinfluenzale per molti diventa una consuetudine”, ha aggiunto. E coloro che sono propensi, è emerso ancora dall’indagine, scelgono di vaccinarsi anche per facilitare la diagnosi rispetto al Covid, evitando che i sintomi si confondano, oltre che per evitare di contagiare le persone con cui convivono.