Lo riferisce l’Associazione Luca Coscioni che, da alcuni mesi, ha promosso il referendum per la legalizzazione dell'eutanasia. L’iniziativa, comunque, proseguirà ancora: obiettivo quello della raccolta di almeno 750.000 firme in totale, entro il 30 settembre prossimo
“Oltre 500.000 persone hanno firmato il #ReferendumEutanasiaLegale! Andiamo avanti, verso le 750.000 firme”. Questo il post su Twitter attraverso il quale l’Associazione Luca Coscioni, che da alcuni mesi è impegnata nella raccolta firme per l'abrogazione dell'articolo 579 del codice penale, nella parte in cui vieta l'eutanasia "attiva" sul modello belga e olandese, ha annunciato l’importante traguardo. “Siamo felici di poter comunicare che ad oggi sono più di 500.000 le persone che hanno firmato il referendum per la legalizzazione dell'eutanasia, stando alle cifre comunicate al Comitato promotore da parte dei gruppi di raccolta firme ai tavoli (430.000 firme), alle quali si aggiungono oltre 70.000 firme raccolte online e un numero ancora imprecisato di firme raccolte nei Comuni”, hanno spiegato i promotori.
Obiettivo 750mila firme
Dall’Associazione è arrivato un messaggio di “profonda gratitudine per le migliaia di volontarie e volontari che stanno dedicando parte delle proprie vacanze a fornire il servizio pubblico dell'esercizio del diritto al referendum”, presso i tavoli allestiti nelle piazze di tutta Italia, oltre che online. L’iniziativa, comunque, proseguirà ancora: obiettivo quello della raccolta di almeno 750.000 firme in totale, entro il 30 settembre, “in modo da mettere in sicurezza il risultato da ogni possibilità di errori nella raccolta, ritardi della Pubblica amministrazione e difficoltà nelle operazioni di rientro dei moduli”. Attualmente, hanno precisato i promotori, “le firme fisicamente già rientrate al Comitato sono 99.000 delle quali 48.000 già certificate e pronte per la consegna”. Il referendum, precisano ancora i promotori, “è uno strumento legislativo per realizzare riforme con effetto vincolante” ma non è, “nè dal punto di vista legale nè da quello politico, uno ‘stimolo’ al Parlamento affinché legiferi, nè tantomeno un alibi per il Governo e le Regioni per continuare a violare impunemente la legge”. L’intento, secondo l’Associazione Luca Coscioni, è quello di continuare “ad agire al fianco di persone malate che si vedono conculcata con la violenza la propria libertà di decidere sul fine vita”.
Superare gli ostacoli legati alla legalizzazione dell'eutanasia
Il progetto lanciato dall’Associazione arriva a 37 anni dal deposito della prima proposta di legge sull'eutanasia, a prima firma Loris Fortuna, come strumento per abrogare la criminalizzazione del cosiddetto “omicidio del consenziente”, ovvero l’articolo 579 del codice penale. Obiettivo, quello di superare gli ostacoli legati alla legalizzazione dell'eutanasia anche con intervento attivo da parte del medico su richiesta del paziente, proprio sul modello di Paesi come Olanda, Belgio, Lussemburgo e Spagna e secondo i principi già stabiliti anche dalla Corte costituzionale tedesca. Parallelamente referendum, hanno sottolineato i promotori, “come Associazione Luca Coscioni proseguiamo anche con l'aiuto diretto alle persone che si rivolgono a noi attraverso il "numero bianco sul fine vita" (06 9931 3409, numero gratuito attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17)”.
Eutanasia, Vaticano: "Pericolo che avvelena la cultura"
"C'è la tentazione di una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano non deve nascere. E insieme con questo c'è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano, deve morire. È l'eutanasia. Questa è una pericolosa insinuazione che avvelena la cultura". Lo ha dichiarato in un'intervista a Vatican News, mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, proprio nel giorno in cui è stato annunciato il raggiungimento delle 500mila firme per il referendum per la legalizzazione dell'eutanasia. "Si sta man mano incuneando nella sensibilità della maggioranza una concezione vitalistica della vita, una concezione giovanilistica e salutistica in base alla quale tutto ciò che non corrisponde ad un certo benessere e ad una certa concezione di salute viene espulso", ha aggiunto, per poi sottolineare: "La mia preoccupazione è davvero profonda. È indispensabile che la Chiesa ricordi a tutti che la fragilità, la debolezza, è parte costitutiva della natura umana e dell'intero creato". "E questo richiede che sia urgente un nuovo rapporto di fraternità tra tutti. La debolezza chiede l'urgenza della fraternità perché è nella fraternità che ci si prende cura gli uni degli altri. È nella fraternità che ci si sorregge. È nella fraternità - ricordiamo l'enciclica "Fratelli tutti" - che possiamo delineare un futuro più umano per tutti", ha concluso mons. Paglia.