Alzheimer, buoni risultati preliminari da un farmaco sperimentale

Salute e Benessere

Una molecola (Gantenerumab) ha dimostrato di poter ridurre i marcatori molecolari della malattia, ovvero l'accumulo nel cervello della sostanza beta-amiliode e la concentrazione di altre molecole legate all'Alzheimer Ma, finora, resta ancora incerto il suo effetto sul quadro cognitivo. E’ questo l’esito di una sperimentazione di fase 2/3 condotta presso la Washington University School of Medicine, a St. Louis

Sono arrivati buoni risultati preliminari da una sperimentazione clinica legata ad un farmaco contro il morbo di Alzheimer, la forma più comune di demenza senile, uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane. Al centro degli studi una molecola (Gantenerumab) che può ridurre i marcatori molecolari della malattia, ovvero l'accumulo nel cervello della sostanza beta-amiliode e la concentrazione di altre molecole legate all'Alzheimer. Al momento, hanno riferito gli studiosi, resta però ancora incerto il suo effetto sul quadro cognitivo, ma la sperimentazione proseguirà.

La sperimentazione su 144 individui

Restano comunque incoraggianti gli esiti della ricerca, raggiunti nel corso di una sperimentazione di fase 2/3 condotta presso la Washington University School of Medicine a St. Louis e pubblicati sulla rivista scientifica “Nature Medicine”. Gantenerumab, hanno riferito gli esperti, è precisamente un anticorpo che elimina le formazioni cerebrali tossiche legate alla sostanza beta-amiloide, considerate fondamentali nell’insorgenza della malattia di Alzheimer. La sperimentazione ha coinvolto 144 individui con una forma rara di Alzheimer ereditaria e a sviluppo precoce, di età compresa tra i 30 e i 40 anni, che è del tutto paragonabile all'Alzheimer che più comunemente riguarda le persone anziane. “Il trial ha dimostrato che Gantenerumab ha un impatto notevole nel ridurre i marcatori molecolari della malattia di Alzheimer”, ha sottolineato Randall Bateman, tra gli autori della ricerca. “L'abilità del farmaco di eliminare molti marcatori della malattia, riportandoli a valori normali, indica che il farmaco influenza positivamente la progressione”, ha poi aggiunto.

Il primo obiettivo del trial non è stato raggiunto

Secondo Michele Vendruscolo, studioso dell'Università di Cambridge, si tratta di una sperimentazione clinica “basata su una modalità davvero innovativa, coinvolgendo persone con una forte predisposizione ereditaria ad ammalarsi precocemente di Alzheimer che sono stati seguiti per quasi una decade”, ha riferito all’agenzia Ansa. Nonostante ciò, però, il primo obiettivo del trial non è stato raggiunto, dato che i partecipanti non hanno mostrato segni di ridotta progressione della malattia, "in quanto alcuni pazienti erano già sintomatici quando hanno cominciato a ricevere alte dosi di Gantenerumab, mentre i pazienti ancora senza sintomi sono rimasti stabili sia nel gruppo che ha preso il farmaco sia nel gruppo placebo”. L’anticorpo, comunque, resta in corsa per entrare a far parte dei farmaci potenzialmente utili contro la malattia, sebbene ad oggi non abbia mostrato un'efficacia superiore ad Aducanumab, altro anticorpo specifico contro la beta-amiloide di recente approvato dall'FDA americana.

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