Dl Covid, con lo smart working arriva il diritto alla disconnessione

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In materia di smart working, le commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera hanno approvato un emendamento dei 5 Stelle al decreto Covid che riconosce "alla lavoratrice o al lavoratore che svolge l'attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati"

Per tutti coloro che lavorano in smart working arriva il "diritto alla disconnessione". Le commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera, infatti, hanno approvato un emendamento dei 5 Stelle al decreto Covid che riconosce "alla lavoratrice o al lavoratore che svolge l'attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati". Da ciò che è emerso, la disconnessione "non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi". Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione, invece, resta in vigore la disciplina dei contratti collettivi.

Diritto alla disconnessione: di cosa si tratta

Ma cosa si intende per “diritto alla disconnessione”? Ne aveva parlato di recente e nel corso di un intervista al "Corriere della Sera", l’onorevole maltese Alex Agius Saliba, promotore di una risoluzione in merito, sottoposta alla Commissione Ue. "Non possiamo abbandonare milioni di lavoratori europei che sono stremati dalla pressione di essere sempre connessi e da orari di lavoro troppo lunghi. Ora è il momento di stare al loro fianco e dare loro ciò che meritano: il diritto di staccare la spina. Questo è vitale per la nostra salute mentale e fisica. È tempo di aggiornare i diritti dei lavoratori in modo che corrispondano alle nuove realtà dell'era digitale", aveva detto. Secondo Saliba, poi, il “diritto alla disconnessione” potrebbe tradursi in una serie di strumenti che dovrebbero tutelare il tempo libero dei dipendenti, come la registrazione del tempo di lavoro anche da casa e il diritto ad un compenso adeguato alle condizioni. "Stiamo vedendo un aumento di casi di problemi di salute mentale: ci sono casi di burnout, di pressione, di solitudine. Nell’ultimo anno il 40% dei lavoratori per la prima volta hanno sperimentato lo smart working”, ha sottolineato. “Secondo l’agenzia europea Eurofound il 38% dei teleworkers dichiarano di lavorare durante il tempo libero. Mentre nel caso di dipendenti che si recano in ufficio, questo è dichiarato solo dal 5% degli intervistati. E se guardiamo al mondo post pandemia, lo smart working non farà che aumentare. Dobbiamo essere preparati", aveva aggiunto.

Milano - Fase 2 dell'emergenza Coronavirus - Smart working, lavoro da casa (Marco Passaro/Fotogramma, Milano - 2020-04-24) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

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