Covid, report Iss: cresce l’indice Rt. Brusaferro: “Dato preoccupante”

Salute e Benessere

Dal monitoraggio settimanale condotto dall’Istituto Superiore di Sanità e dal ministero della Salute emerge anche che il numero delle persone ricoverate in terapia intensiva è in calo: dai 3.345 pazienti registrati l’8 dicembre si è passati ai 3.003 del 15 dicembre

Diminuisce il numero delle persone ricoverate in terapia intensiva: dai 3.345 pazienti registrati l’8 dicembre si è passati ai 3.003 del 15 dicembre. È quanto emerge dal monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e del ministero della Salute. Il nuovo rapporto indica anche un calo del numero di persone ricoverate in aree mediche: da 30.081 (08/12/2020) a 27.342 (15/12/2020). Per quanto riguarda l’indice Rt, che è passato da 0,82 a 0,86, si è osservato per la prima volta un segnale di controtendenza rispetto alla settimana precedente, che si è concretizzato nel ritorno di tre Regioni a una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2 (Lazio, Lombardia e Veneto). Si riscontrano valori di Rt puntuale inferiore a uno in 16 Regioni/Province Autonome. In Lombardia l’indice è pari a 1, mentre in Molise è a 1.18 e in Veneto a 1.07. Il valore più basso è riferito alla Valle d’Aosta e alla Campania che registrano 0,63.

Il possibile impatto delle festività sui contagi

“È complesso prevedere l’impatto che potrebbe avere il periodo di feste natalizie, tuttavia l’aumento della mobilità e l’interazione interpersonale tipica della socialità di questa stagione potrebbero determinare un aumento rilevante della trasmissione di Sars-CoV-2. Nella situazione descritta, questo comporterebbe un conseguente rapido aumento dei casi a livelli potenzialmente superiori rispetto a quanto osservato a novembre in un contesto in cui l’impatto dell’epidemia sugli operatori sanitari, sui servizi e sulla popolazione è ancora molto elevato”, rilevano l’Iss e il ministero della Salute nel loro monitoraggio.

 

Necessario rafforzare le misure in alcune aree del Paese

Dal monitoraggio emerge anche che in Italia l’incidenza è ancora troppo elevata. “Tale situazione non permette un allentamento delle misure adottate nelle ultime settimane e richiede addirittura un rafforzamento delle stesse in alcune aree del Paese. Nella settimana di monitoraggio si continua a osservare nella maggior parte delle Regioni/Provincie autonome un rischio moderato o alto, con solo cinque Regioni/Provincie autonome a rischio basso di una epidemia non controllata e non gestibile. Questo andamento richiede rigore nell’adozione e rispetto delle misure evitando un rilassamento nei comportamenti”, spiegano l’Iss e il ministero della Salute. Le tre Regioni classificate a rischio alto sono Lazio, Liguria e Veneto. Sebbene si osservi una diminuzione dell'incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni, il valore è "ancora lontano da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull'intero territorio nazionale dell'identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Questo approccio ha mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni".

In calo i casi non riconducibili a catene di trasmissione

Il monitoraggio dell’Iss e del ministero della Salute indica un calo del numero dei casi non riconducibili a catene di trasmissione note (38.276 vs 49.967 la settimana precedente), con la percentuale dei casi rilevati attraverso attività di tracciamento dei contatti stabile al 24,6%. Si osserva, invece, un lieve aumento nella percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (34,7% vs 32,3% la settimana precedente).

 

Il rallentamento della curva

Nel corso della conferenza stampa al ministero della Salute sull’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia, Silvio Brusaferro, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), ha osservato che nella curva si nota come nell’ultima parte ci sia stato un rallentamento e un appiattimento. L’esperto ha segnalato, inoltre, una decrescita che riguarda quasi tutte le Regioni. “La curva è in decrescita rispetto a novembre ma il messaggio è che dobbiamo essere molto attenti e rigorosi soprattutto nelle feste che ci aspettano. Quest'anno sarà un Natale Covid e dobbiamo evitare che l’Rt ricresca velocemente e abbiamo un numero di casi significativo che dobbiamo cercare di diminuire proprio in questo periodo. Dunque evitare spostamenti non necessari ed evitare aggregazioni e attenzione alle persone fragili. Voler bene a queste persone significa rispettare le regole”, ha aggiunto Brusaferro. “Le misure vanno mantenute. Questo tipo di attenzione ci accompagnerà in tutta la prima parte del prossimo anno. Questo è inevitabile”.

Preoccupa la crescita dell’indice Rt

“Abbiamo un Rt che cresce e in alcune Regioni cresce di più e superato l’uno. Rt è il primo indicatore a muoversi e poi viene seguito a nuovi casi, ricoveri e decessi. Quindi la ricrescita dell’indice è un elemento di grave preoccupazione, perché vuol dire che la trasmissione dell’infezione sta riprendendo quota”, ha spiegato Brusaferro.

Rezza: “La situazione è stabile”

Gianni Rezza, il direttore della prevenzione del ministero della Salute, spiega che “i dati di oggi indicano che siamo in una situazione di stabilità e stabilizzazione e non riusciamo ad andare sotto una certa soglia. Sembra anche che i nuovi ingressi in terapia intensiva siano stabili e ciò ci fa pensare che sarà un po’ difficile far diminuire il sovraccarico nelle terapie intensive a meno che non si abbatta l’incidenza. Anche i decessi sono stabili. C’è stabilizzazione nel numero di positivi, decessi e ingressi in terapia intensiva”.

Rezza: “Attenzione ai confronti tra i numeri dei vari Paesi”

Parlando della differenza tra tasso di letalità e tasso di mortalità, Rezza spiega che: “il tasso di letalità definisce il numero di morti sui casi. La mortalità, invece, è il numero dei morti sulla popolazione”. Entrambi i parametri sono influenzati dalla capacità del singolo stato di identificare i casi e questo è un fattore che deve essere tenuto in considerazioni quando si fanno dei confronti tra i numeri di una nazione e quelli di un'altra. Rezza ha aggiunto che è importante rispettare le misure introdotte per ridurre la pressione sugli operatori sanitari, che ormai da mesi hanno continuamente a che fare con le conseguenze dell’emergenza sanitaria.

Possibile riapertura delle scuole il 7 gennaio

Parlando delle scuole, Rezza ha spiegato che l’obiettivo è quello di fare il possibile per arrivare a una loro riapertura il 7 gennaio. “Si sono richiesti sacrifici per questo, poi andrà valutata la situazione epidemiologica anche a livello locale”. Il direttore della prevenzione del ministero della Salute ha poi parlato dei provvedimenti presi negli ultimi mesi “Il sistema adottato a chiusure parziali sia geograficamente che in termini di blocco delle attività ha funzionato: con un paio di settimane di misure più restrittive in alcune aree si è passati a situazioni di maggiore vivibilità. Certo è che se facessimo un lockdown duro l’incidenza scenderebbe, ma si cerca di tenere un equilibrio delle misure”.

Medici e infermieri al lavoro nel reparto di riabilitazione polmonare per pazienti Covid 19 all'ospedale Zappatoni di Cassano d'Adda, 27 Marzo 2020. Ansa/Andrea Canali

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