Il virologo ha spiegato che la maggior parte dei casi si verifica in famiglia, dove spesso si abbassano le difese e l’attenzione nei confronti del distanziamento sociale
Nel corso di un’intervista a Sky TG24, Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi del capoluogo lombardo, ha parlato degli ultimi sviluppi dell’epidemia di Covid-19 in Italia (segui la DIRETTA di Sky TG24). “Non si può scaricare sul cittadino la difficoltà che sta dietro alla necessaria chiusura e alle restrizioni. È ovvio che in alcuni casi i cittadini abbiano esagerato e forse il bisogno di andare tutti in centro a Milano, Roma o nelle altre città proprio non c’era. È chiaro che non esiste un manuale di gestione della pandemia: ogni stato sta cercando soluzioni diverse rispetto a un principio che è base, cioè quello che in questa situazione epidemiologica ogni contatto interumano deve essere considerato un rischio di infezione”.
“La maggior parte dei casi si verifica in famiglia”
Pregliasco sottolinea che il rischio di contagio entrando in contatto con una persona è basso, tuttavia “dal punto di vista statistico, più contatti hai durante il giorno e più puoi inciampare, sfortunatamente, in un caso che può essere addirittura asintomatico o paucisintomatico” e dunque difficilmente individuabile. “La maggior parte dei casi si verifica in famiglia, dove si abbassano le difese e l’attenzione nei confronti del distanziamento”, sottolinea l’esperto.
La stagione influenzale in Italia
Negli scorsi giorni, Pregliasco ha anche commentato l’andamento della stagione influenzale in Italia, dove, come confermato dall’ultimo bollettino InfluNet dell’Iss, in quasi tutte le Regioni si registra un numero di casi minore del solito. “Speriamo che le misure di contenimento per il Covid, mascherine, distanziamento, lavaggio delle mani, abbattano anche la circolazione dei virus influenzali, come peraltro è stato già osservato in Italia questa estate. Sappiamo come sia problematico distinguere i sintomi Covid, almeno quelli iniziali, da quelli influenzali. Una stagione influenzale mite ci fornirebbe un grande vantaggio nella lotta contro il coronavirus nei prossimi mesi”, ha spiegato il virologo.
“Il pranzo in famiglia è più pericoloso dello shopping”
Durante il suo intervento a Timeline, su Sky TG24, Pregliasco ha spiegato che “guardando alla casistica” un pranzo domenicale in famiglia è più rischioso in una passeggiata nelle vie dello shopping. “Per questo si erano già immaginate diverse restrizioni agli spostamenti, per sfavorire questa modalità dello stare insieme. Tant’è che, in questo manuale, tutto in costruzione, delle procedure di controllo, si era detto che potesse essere meglio tenere aperti i ristoranti perché lì c’è un protocollo e un’attenzione maggiore rispetto alle case, dove si abbassano le difese tra conviventi e parenti”, ha aggiunto il virologo.
L’inevitabilità della terza ondata
“La terza ondata è inevitabile, dobbiamo solo vederne le dimensioni, alla luce di quelle che erano o saranno le libertà che verranno date”, ha dichiarato Pregliasco. In un secondo momento, il virologo ha commentato la decisione della Germania di andare in lockdown durante il periodo delle feste. “Merkel ha spiazzato, decidendo una sterzata importante e decisa, che dal punto di vista scientifico riduce in modo veramente drastico i contatti e li prepara meglio a quella che potrebbe essere la terza ondata. Il virus è ancora lo stesso di febbraio e marzo, continua la sua opera e siamo ancora in tanti suscettibili. A seconda di come regoliamo questo rubinetto, dando più o meno fiato alla possibilità di avere contatti, tanto più la terza ondata, successiva alle vacanze, avrà un’altezza più o meno elevata”.
L’ultimo Dpcm
“Al di là delle piccole incongruenze, come può essere il trattamento di un cittadino romano che può girare per chilometri rispetto al cittadino di una piccola città, lo spirito e il principio del Dpcm è quello di dissuadere dall’avere un eccessivo numero di contatti. Più contatti abbiamo e più c’è il rischio di incappare in un soggetto asintomatico ma contagioso”, ha concluso Pregliasco.