Il virologo, ordinario di Microbiologia presso l'Università di Padova, durante l’audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato, ha elencato i tre elementi, a suo parere fondamentali, per riuscire a tenere sotto controllo nei prossimi mesi la curva epidemiologica in Italia
“Contro una eventuale “terza ondata” della pandemia serve un sistema di sorveglianza che integri tre elementi, la capacità di fare tamponi sufficienti, l'utilizzo di strumenti informatici e un sistema che renda accessibili i tamponi in tutto il Paese”. Sono le parole del virologo Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova, intervenuto durante l’audizione in
Commissione Igiene e Sanità del Senato sul tema del ricorso ai test e del tracciamento relativo all'evoluzione della situazione epidemiologica in Italia.
Virologo: "Tamponi non a tappeto, ma mirati"
La prima “arma” fondamentale per riuscire a tenere sotto controllo nei prossimi mesi la curva epidemiologica della Penisola, secondo l’esperto, riguarda la capacità di fare tamponi sufficienti. “Non vanno fatti a tappeto ma devono essere mirati: sappiamo che se siamo positivi negli ultimi 5 giorni abbiamo interagito con parenti, amici, colleghi, tutte queste persone devono essere testate”, precisa l’esperto. Questo processo, prosegue Crisanti, “va integrato con strumenti informatici che permettano di collegare l'App Immuni e allo stesso tempo consentano di monitorare in termini spazio temporali come i casi si distribuiscono nelle regioni, integrati con altri parametri come la densità di popolazione, la mobilità delle persone, informazioni necessarie per prevedere quello che succede dopo e come si diffonde il virus".
“Questo sistema deve avere la logistica per rendere accessibili i test dove sono necessari”, ha aggiunto il virologo, sottolineando come in Italia ci siano
differenze “drammatiche” in termini di accessibilità di test. “Se questo l'ha fatto il Vietnam può farlo anche l'Italia”, ha ribadito Crisanti.
Crisanti: “Senza tracciamento 80% popolazione Vo' infettata”
Riferendosi poi alla strategia dei “tamponi di massa”, attuata lo scorso marzo nel comune di Vo’ Euganeo, Crisanti ha commentato: "Se non fossero stati testati tutti e non si fossero isolati i positivi al 30 marzo, l'80% della popolazione avrebbe contratto il virus”. “Le misure applicate hanno fatto in modo che la capacità di trasmissione del virus venisse ridotta del 98%, e quindi in pratica al 31 marzo a Vo' non c'erano più casi. Quelli che c'erano, erano quelli accumulati dalla data di inizio dell'epidemia dal 4 al 24 febbraio, quindi poche decine di casi”, ha precisato il virologo.